La Francia indaga sulla morte di uno streamer deceduto durante un live streaming durante il quale subiva violenze e umiliazioni. Raphael Graven, conosciuto online come Jean Pormanove, è stato trovato privo di vita durante la notte tra domenica 17 e lunedì 18 agosto 2025 a Contes, un comune vicino a Nizza, nel corso di una diretta sulla piattaforma Kick, una piattaforma australiana di streaming in diretta concorrenza con la più celebre Twitch.
L’uomo di 46 anni era diventato celebre partecipando a dirette dove subiva regolarmente violenze fisiche e umiliazioni da parte di altri streamer. I suoi contenuti raccoglievano centinaia di migliaia di spettatori. Come riportato dal Guardian, la procura di Nizza ha aperto un’indagine per determinare le cause del decesso e ha ordinato un’autopsia. Le autorità stanno indagando per “atti violenti deliberati” contro “persone vulnerabili” che venivano trasmessi su internet, un fenomeno che aveva già attirato l’attenzione degli investigatori otto mesi fa.
Cosa sappiamo finora
Chi era lo streamer morto
Inizialmente concentrato sui videogiochi, Graven aveva progressivamente trasformato i suoi contenuti in prove di resistenza fisica e psicologica che attiravano decine di migliaia di spettatori. Le sue dirette si svolgevano principalmente su Kick, ma i filmati delle violenze erano circolati rapidamente online, permettendogli di raggiungere un’audience vasta che superava i 500.000 follower complessivi.
Spesso appariva accanto ad altri due streamer conosciuti sul web come Naruto e Safine, che agivano come suoi aguzzini in un meccanismo strutturato di sfruttamento. Le live comprendevano episodi di violenza fisica, strangolamenti messi in scena, spruzzi d’acqua e vernice, oltre a insulti e umiliazioni costanti. Questi contenuti fruttavano guadagni rilevanti tramite le donazioni del pubblico.
Il business della violenza online
Il caso aveva già attirato l’attenzione delle autorità francesi dopo che la testata investigativa Mediapart aveva pubblicato a dicembre 2024 un’inchiesta dettagliata su quello che definiva un vero e proprio “business del maltrattamento online“. L’articolo rivelava l’esistenza di un sistema organizzato di violenze e umiliazioni trasmesse in diretta, con particolare focus sulla piattaforma Kick. L’indagine giornalistica aveva documentato come persone vulnerabili venissero sistematicamente sfruttate per generare contenuti virali. Tra le vittime figurava anche un uomo disabile conosciuto con lo pseudonimo Coudoux.
Mediapart aveva già rivelato fenomeni analoghi come la “Bataille de Cotoreps”, che coinvolgeva altri streamer di Nizza accusati di abusare di persone vulnerabili durante le dirette per generare donazioni. La procura di Nizza aveva quindi avviato procedimenti per “violenze volontarie in riunione su persone vulnerabili“ e “diffusione di registrazioni di immagini relative alla commissione di infrazioni di attentati volontari all’integrità della persona“. I due streamer Naruto e Safine erano stati brevemente arrestati a gennaio 2025 nell’ambito dell’indagine preliminare, ma erano stati rilasciati lo stesso giorno.
Le indagini sulla morte di Graven
Le circostanze precise della morte rimangono oggetto di indagine. Secondo le ricostruzioni dei giornali francesi, Graven si trovava in uno spazio affittato specificamente per le dirette quando è deceduto nel sonno dopo aver partecipato, la settimana precedente, a quello che veniva chiamato “dieci giorni e notti di tortura“, una sfida macabra caratterizzata da maltrattamenti fisici estremi compresa l’ingestione di sostanze tossiche.