Dal 6 ottobre arriva nelle sale italiane Tre Ciotole, film liberamente ispirato all’omonima raccolta di racconti di Michela Murgia. La regista del film è la spagnola Isabel Coixet – La vita segreta delle parole, Un amor – che ha scritto la sceneggiatura insieme a Enrico Audenino. Un progetto fortemente voluto da Riccardo Tozzi di Cattleya, che ha pensato da subito che Coixet fosse la persona giusta per questo adattamento. Una trasposizione complicata dato che Tre Ciotole è una serie di racconti apparentemente slegati tra di loro, su cui sceneggiatore e regista hanno lavorato a lungo e non senza difficoltà. “All’inizio avevamo pensato a un film a episodi – ha raccontato Audenino – ma a ben guardare ci è sembrato che queste storie si parlassero tra di loro. Il gioco è diventato prendere gli elementi che ci colpivano e che, attraverso un’associazione libera, creassero loro le connessioni che servivano alla storia. Insomma, è stato un adattamento creativo”.
Il film racconta la storia di Marta (Alba Rohrwacher) alle prese con la separazione da Antonio (Elio Germano); mentre sta cercando di rimettere in piedi la sua vita senza di lui, Marta scopre di avere un tumore. Il film parla del suo processo di guarigione tanto dal male che la abita, quanto da un senso di impotenza e frustrazione che l’ha accompagnata da sempre. Un personaggio, quello di Marta, apparentemente molto lontano da Murgia, ma che in qualche modo ne raccoglie l’eredità artistica e le dà forma. Alba Rohrwacher, attrice eterea e sofisticata, si grava del peso del ricordo, della perdita e della fatica che attraversano il suo personaggio e le porta con sé a Trastevere, quartiere dove Michela Murgia ha vissuto e dove ha scelto di morire. Alcune scene del film sono ambientate al bar Cambio, dove la scrittrice era solita passare le giornate a lavorare ma anche a intrattenere amici e amiche; ed è proprio qui, come lei stessa ha scritto nel libro, che è stato scritto Tre Ciotole.
Prima di morire, Michela Murgia aveva a lungo parlato della sua idea di famiglia queer, ovvero strana, che si colloca fuori dalle convenzioni; un tema che viene richiamato nel film, come ha spiegato il produttore Riccardo Tozzi: “questa ricerca di una rete elettiva è una reazione alla disgregazione. Si tratta di qualcosa che vediamo spesso in queste grandi realtà urbane e volevamo tenerla come sottotesto del racconto”.
Per cercare di capire meglio come si installa Tre Ciotole nella produzione letteraria di Murgia, ci siamo rivolte a Carolina Capria e Silvia Grasso, autrici di Splende e splenderà, un podcast di Storytel dedicato al lavoro e all’eredità politica di Michela Murgia.