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Lost Station Girls, la serie che racconta la storia vera del killer della stazione di Perpignan è da vedere

da | Ott 9, 2025 | Tecnologia


Lost Station Girls: il Mostro della Stazione è la risposta europea alle serie americane sui serial killer alla Monster: The Ed Gein Story, morbosamente curiose della psiche di assassini dipinti come tormentati e in qualche modo affascinanti. Il crime francese è ciò che dovremmo guardare per ricordarci quanto siano, piuttosto, insulsi e raccapriccianti. In originale Les Disparues de la Gare, la miniserie dall’8 ottobre su Disney+ si ispira a un caso di cronaca registrato in Francia tra il 1995 e il 2001 che vide quattro giovani donne scomparire nei paraggi della stazione di Perpignan. Di alcune furono rinvenuti i cadaveri mutilati, di una non si è mai saputo più nulla, in un’indagine che si rivelò fallace sotto svariati spunti di vista e, per molto tempo, incapace di collegare i casi come ascrivibili a un unico autore. Più Zodiac che Silenzio degli Innocenti, suddivisa in sei episodi e realizzata da un team al femminile (è diretta da Virginie Sauveur, sceneggiata da Gaëlle Bellan e interpretata da Camille Razat), la serie si dipana lungo un periodo di vent’anni che copre i punti cruciali delle indagini con disarmante lentezza.

Non è un una mancanza di ritmo involontaria scaturita da una regia pigra, è l’unica scelta stilistica possibile per restituire lo snervante trascorrere del tempo che grava sulla protagonista, la poliziotta Flore, la cui vita professionale è segnata dal caso, e sui genitori di una delle scomparse, congelati in un limbo di dubbi e dolore mentre l’opinione pubblica si appropria della storia della ragazza creandole attorno un baraccone mediatico. La serie adotta uno stile narrativo documentaristico, tra procedurale, dramma familiare e critica sociale. La fotografia attinge a una tavolozza spenta, quasi grigia, che restituisce il senso di sospensione, smarrimento, ossessione che aleggia tra la stazione, il commissariato, i luoghi del delitti. I fatti sono filtrati dalla sensibilità di una narrazione che si sofferma sugli effetti psicologici sulle persone coinvolte, detective compresi: anche le loro esistenze e relazioni sono intaccate dalle scoperte scioccanti e dai fallimenti delle ricerche di un killer che si vede solo alla fine, per rivelarsi in tutta la sua squallida debolezza e mediocrità.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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