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Dopo l’album di Lily Allen su David Harbour come potremo guardare Stranger Things 5 con gli stessi occhi?

by | Ott 27, 2025 | Tecnologia


Da 30 di Adele a Lemonade di Beyoncé, il pop è pieno di esempi di revenge album eclatanti. C’è da chiedersi se anche West End Girl di Lily Allen, uscito in questi giorni, rientri in questa categoria, ammesso che la categoria abbia senso di per sé, Forse sarebbe meglio dire resented album, progetti musicali che nascono quindi dal fallimento di qualcosa, dalla crisi di relazioni e rapporti. È sicuramente il caso di Allen, che nel 2020 aveva sposato a Las Vegas – con tanto di sosia di Elvis come officiante – David Harbour, la star di Stranger Things e di film Marvel come Thunderbolts*, conosciuto poco tempo prima su Raya, la dating app per i ricchi e famosi. Se la loro unione era stata accolta con curiosità e clamore, altrettanta attenzione morbosa è stata rivolta al loro divorzio di cui si è iniziato a parlare alle fine del 2024, secondo i pettegolezzi per i frequenti adulteri di lui.

Ora la complessa vicenda del loro rapporto è al centro dell’ultimo album di Allen, West End Girl appunto, e quello a uscirne peggio è sicuramente Harbour. Già da tempo sui social, soprattutto TikTok, fioriscono i commenti abbastanza negativi sulla sua immagine pubblica, appunto riportando notizie su varie amanti e infedeltà, oltre che una generale attitude da macho un po’ datato. Eppure finora Harbour era un attore amatissimo: giunto alla notorietà assoluta in una fase avanzata della sua carriera, deve tutto, in fondo, al ruolo dello sceriffo Jim Hopper in Stranger Things, di cui vedremo a breve su Netflix la quinta e ultima stagione. Il personaggio di Hopper è proprio quello di un maschio burbero, disilluso e solitario, ma in fondo anche tenero e pronto a tornare ad amare dopo le varie ferite che la vita gli ha inflitto: proprio per questo lega con Eleven e diventa per lei una spassionata figura di padre e mentore. Tutto il contrario, dunque, del ritratto donnaiolo e insensibile che esce dai tabloid e dalle allusioni che Allen fa nelle sue canzoni.

Non aiuta, del resto, che Lily Allen sia una che non le manda mai a dire. Divenuta improvvisamente famosa nel 2006 con il singolo Smile, dopo essere stata scoperta su MySpace (sì, all’epoca si diventava famosi su MySpace), si è imposta con il suo album d’esordio, Alright. Still, in cui fondeva uno stile pop-reaggae e testi ironici, taglienti e sboccati, quasi tutti incentrati sulle sue recenti delusioni amorose. La sua indole abrasiva e anticonformista la resero immediatamente uno dei soggetti preferiti dei tabloid britannici, che lei a sua volta si divertiva a sfidare scandalizzare. Nel frattempo la sua musica evolveva, ma rimanendo sempre legata a due pilastri: un certo onestissimo candore e una verve tra il polemico e il traumatico. Il secondo album, It’s Not You, It’s Me del 2009 rifletteva sulle difficoltà dell’essere famosa (con un manifesto abbastanza esplicito come** F*ck You**); il successivo Sheezus l’ha definito lei stessa “un disastro”, mentre il più recente No Shame del 2018 riflette sul fallimento del suo primo matrimonio.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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