Cosa mangeranno gli astronauti nelle future missioni di lunga durata sulla Luna e su Marte? Anche se per ora i preparativi procedono a rilento, è un problema che andrà risolto prima di immaginare una presenza stabile della specie umana lontano dal nostro pianeta, che non dipenda completamente da continui rifornimenti spediti da Terra. E in effetti, l’Esa è al lavoro per cercare una soluzione, con il progetto Hobi-Wan (Hydrogen Oxidizing Bacteria In Weightlessness As a source of Nutrition), che testerà in condizioni di microgravità la produzione di solein, una polvere proteica ottenuta per fermentazione batterica con una tecnologia brevettata dall’azienda finlandese Solar Foods.
Le missioni di lunga durata
Attualmente, i piani di colonizzazione spaziale della Nasa e dell’Esa sono stati molto ridimensionati rispetto ad appena un decennio fa. L’entusiasmo che aveva spinto, nel 2016, Obama ad annunciare una missione umana su Marte entro il 2030, è stato temprato da un necessario bagno di realtà. E oggi l’obiettivo, molto meno ambizioso, è quello di tornare a esplorare la Luna, e arrivare a costruire una stazione orbitale e un habitat sulla superficie, con cui studiare il satellite e testare le tecnologie necessarie per il viaggio umano verso il pianeta rosso.
Anche le ambizioni lunari dell’agenzia spaziale americana, comunque, continuano ad essere funestate da una lunga serie di problemi di natura tecnologica. E al momento, il ritorno degli astronauti sul satellite, inizialmente previsto per il 2025, continua ad essere rinviato. Nonostante i ritardi e la tabella di marcia in continuo mutamento, le missioni umane di lunga durata rimangono la prossima tappa naturale dell’esplorazione spaziale. E allontanandosi dalla bassa orbita terrestre, non sempre risulterà possibile rifornire gli astronauti da Terra. Cibo compreso. Per questo, l’Esa ha deciso di portarsi avanti, sperimentando le tecnologie che un giorno potrebbero rendere gli astronauti indipendenti, o quasi.
Proteine dall’aria?
Il progetto Hobi-Wan è parte del programma di esplorazione Terrae Novae, con cui l’Esa vuole prepararsi alle prossime tappe dell’esplorazione umana, e robotica, del Sistema Solare. Obiettivi primari ovviamente sono la Luna e Marte, dove gli astronauti si troveranno per la prima volta a spendere periodi di tempo prolungati lontano dalla bassa orbita terrestre, in condizioni in cui i rifornimenti potrebbero rappresentare un problema. Per questo motivo, l’Esa vuole esplorare la possibilità di creare il cibo direttamente sul luogo. Non parliamo per ora di coltivazioni idroponiche o altre fonti di cibo fresco, ma di un sistema per procurarsi proteine e nutrienti essenziali compatto e autosufficiente. E che possa avere ricadute tecnologiche anche sul nostro pianeta.
La tecnologia scelta è la fermentazione a gas sviluppata dall’azienda finlandese Solar Foods, una tecnica rivoluzionaria capace di creare proteine utilizzando batteri, acqua, idrogeno, ossigeno e anidride carbonica, e poco altro. Il risultato è solein, una polvere nutriente (contiene fino al 65-78% di proteine grezze) pubblicizzata con lo slogan “proteine dall’aria” (protein out of thin air), perché effettivamente a differenza dei metodi di fermentazione tradizionali i microrganismi utilizzati non si nutrono di materia organica (come gli zuccheri) ma di idrogeno e anidride carbonica, due gas disponibili in abbondanza sul nostro pianeta, e facili da rimediare anche nello spazio.
Il processo
La fermentazione a gas di Solar Foods sfrutta un ceppo di batteri ossidanti l’idrogeno, microrganismi che consumano idrogeno, ossidandolo e producendo in questo modo energia, e utilizzano quindi il carbonio contenuto nella CO2 per produrre aminoacidi, carboidrati, grassi e vitamine. Il processo ottimizzato dall’azienda finlandese utilizza un bioreattore per contenere i microrganismi e i gas di cui si nutrono, e richiede elettricità che può essere facilmente ottenuta dall’energia solare. Produce una polvere proteica ricca di nutrienti essenziali. Ed è quindi perfetto per essere utilizzato in spazi ristretti come quelli disponibili nel corso di una missione spaziale.



