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Cosa sono questi limiti planetari e perché ora si parla di punti di non ritorno? Fermiamoci ad ascoltare i segnali della natura

by | Nov 9, 2025 | Tecnologia


Per stabilire il superamento di un limite ci si basa “su dati aggiornati e database storici, e sulle evidenze raccolte sul campo- racconta Levke Caesar, co-autrice dello studio – e anche se la perdita di stabilità e resilienza dell’ecosistema non è in questo caso completa, i sintomi sono sempre più evidenti”. Pensando agli oceani, la ricercatrice si riferisce sì allo stato delle barriere coralline evidenziato anche nel report dei colleghi, ma non solo. Il loro degrado è solo uno dei tanti segnali di “sos” che il pianeta sta mandando. Tanti sono infatti gli organismi marini in sofferenza e basta misurare il pH della superficie oceanica per verificare che è sceso di circa 0,1 unità, accompagnandosi a un aumento dell’acidità del 30-40%.

Dopo i sintomi, Caesar elenca anche le cause, partendo dai combustibili fossili, ma senza trascurare le responsabilità di “deforestazione e cambiamento dell’uso del suolo, perché impattano sulla capacità degli oceani di agire come stabilizzatori della Terra”. Per chi la abita, esseri umani compresi, ciò si traduce in “insicurezza nutrizionale, instabilità climatica globale e crollo di intere catene alimentari su scala locale e globale”.

Un check up annuale planetario

I punti di non ritorno e limiti planetari rappresentano approcci complementari per mappare la salute del pianeta: i primi identificano momenti critici di cambiamento irreversibile, i secondi definiscono soglie di sicurezza da non oltrepassare. Entrambi possono aiutarci ad “accorgerci in tempo di cosa sta succedendo prima che sia troppo tardi per agire” spiega Caesar. La scienziata insiste molto sulla parola “prima” come gli autori Global tipping points report fanno nelle loro pagine, perché le loro stime non risultino delle condanne a morte per gli ecosistemici né scuse per non cambiare, “tanto ormai”.

“Tutte le soglie monitorate sono interconnesse, aggiunge, per cui se il pianeta viene messo sempre più sotto pressione sia localmente che globalmente, l’impatto sarà forte e per tutti, ovunque” precisa infatti Caesar. “Ma tutto questo non è ancora inevitabile” aggiunge. I due limiti non superati non sono solo uno spiraglio di speranza, ma secondo Pik anche un suggerimento su come agire ora. “Il calo dell’inquinamento da aerosol e la guarigione dello strato di ozono dimostrano che è possibile invertire la direzione dello sviluppo globale se si passa a un approccio olistico che integri misure politiche e di cooperazione internazionale – spiega –  solo così potremo fare la differenza e tornare in uno spazio sicuro”.

Questa buona notizia non è un “happy end”, ma un possibile inizio, secondo Caesar. “Per guarire il nostro pianeta, serve unire conoscenze tradizionali e innovazioni tecnologiche, rispettando la saggezza di coloro che vivono vicini alla terra e alle acque – spiega – Oggi la politica ha altre priorità, ma nessuno ci obbliga a scegliere e possiamo gestire il tempo non facendo  sempre e solo ciò che è urgente. Non sempre è l’unica cosa importante”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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