A inizio ottobre dalle coste della Bretagna, in Francia, è partito verso l’Ucraina in guerra un camion carico di reti da pesca. A guidarlo c’erano Gérard Le Duff e Christian Abaziou dell’associazione Kernic Solidarités e davanti a loro avevano un viaggio di migliaia di chilometri. Le reti utilizzate dai pescatori francesi hanno un ciclo di vita di circa due anni, dopodiché devono essere smaltite.
Ma a cosa servono delle reti da pesca ormai in disuso a un paese in guerra da più di tre anni?
Quelle utilizzate per la rana pescatrice, fabbricate con crine di cavallo e dunque particolarmente resistenti, si stanno rivelando utili per proteggere i soldati ucraini dagli attacchi russi con i droni, che nella fase attuale del conflitto in Ucraina si sono fatti sempre più frequenti. Le reti francesi, infatti, vengono utilizzate per costruire vere e proprie ragnatele a protezione dei soldati e dei luoghi sensibili e Kernic Solidarités ne ha trasportate nel paese circa 240 chilometri. E ora anche Svezia e Danimarca – di recente protagoniste di incursioni di droni non autorizzate – hanno iniziato a seguire l’esempio.
Così nascono le reti che pescano droni
Il 7 ottobre Gérard Le Duff e Christian Abaziou dell’associazione Kernic Solidarités sono partiti dal piccolo villaggio di Tréflez, in Bretagna, in direzione Ucraina. Lo hanno fatto a bordo di un camion da 100 metri cubi di capacità, riempito con beni da consegnare al popolo ucraino stremato da una una guerra con la Russia che va avanti da (almeno) febbraio 2022 A bordo del tir c’erano alimenti, medicinali, materassi, letti. E poi chilometri e chilometri di reti da pesca.
Sul fronte ucraino negli ultimi mesi si è iniziato ad operare le reti da pesca per bloccare gli attacchi russi con i droni. Il Cremlino sta facendo sempre più ricorso a questo tipo di attacchi, utilizzando piccoli dispositivi telecomandati a distanza e caricati di esplosivo. Il conflitto nel paese si è trasformato, di fatto, in una guerra di droni, con circa 500 attacchi al giorno, che disseminano il territorio di mine e colpiscono a distanza in modo chirurgico persone, veicoli e infrastrutture. Le reti da pesca si sono rivelate una buona risposta a questa nuova nuova normalità bellica.
L’esercito ucraino le attacca ai pali e le intreccia così da formare tunnel che somigliano a vere e proprie ragnatele e che svolgono lo stesso compito delle complesse e intricate strutture costruite dai ragni: intrappolare. In questo caso non una preda, ma le eliche dei dispositivi elettronici russi, così da renderli inoffensivi.
I primi tentativi di usare le reti da pesca per resistere agli attacchi con droni russi non hanno funzionato. Le reti erano troppo fragili e si spezzavano subito al contatto con i dispositivi elettronici. Ma con le reti utilizzate dai pescatori bretoni per catturare le rane pescatrici, che sono solite agitarsi molto quando vengono prese e che obbligano quindi all’utilizzo di materiale più resistente come il crine di cavallo, le cose sono cambiate.
Consegne anche da Svezia e Danimarca
L’associazione Kernic Solidarités si è adoperata direttamente per consegnare le reti da pesca in Ucraina. Dopo circa due anni di utilizzo in mare le reti dovrebbero essere smaltite, ma ora stanno vivendo una seconda vita al fronte grazie all’associazione francese. Dopo il primo viaggio di inizio ottobre, alla fine del mese è partito un altro convoglio di reti, che ha raggiunto la frontiera dalla Polonia, che è stato consegnato alla protezione civile ucraina, con il coinvolgimento anche del ministero dell’Esercito del paese. Al momento sono state consegnate reti da pesca per un totale di circa 240 chilometri. Decisive in questo senso sono state anche le donazioni di materiale da parte di alcune imprese di pesca bretoni, come la Sill di Plouvien e la Laita del gruppo Even, ma anche dell’associazione di pescatori di Finistère.
“È sorprendente che qualcosa di così semplice funzioni così bene”
L’uso delle reti in Ucraina si è fatto sempre più diffuso e oltre che a protezione delle trincee, si è esteso agli accampamenti sanitari ma anche a infrastrutture come strade, ponti e ingressi degli ospedali. Come ha sottolineato Christian Abaziou, responsabile della logistica di Kernic Solidarités, “è sorprendente che qualcosa di così semplice funzioni così bene”. L’ambasciatore ucraino in Francia, Vadym Omelchenko, si è recato in prima persona in Bretagna per incontrare gli attivisti dell’associazione e ringraziarli del supporto che stanno dando al popolo ucraino di fronte all’aggressione russa.
Dopo due consegne con i camion effettuate di persona, ora però Kernic Solidarités ha fatto sapere di non avere più fondi sufficienti per potersi occupare del trasporto di nuove reti da pesca in Ucraina. Hanno chiesto supporto a livello nazionale e internazionale e la loro iniziativa è stata replicata da altri paesi. Svezia e Danimarca hanno già mandato diverse tonnellate di reti da pesca nel paese.



