Nonostante l’entusiasmo per la quotazione, il debutto è stato turbolento. Le azioni di Pony.ai hanno perso circa il 9,3%, mentre WeRide ha chiuso la giornata con un calo del 10% rispetto al prezzo di collocamento. Una dinamica che gli analisti attribuiscono alla saturazione del mercato delle IPO a Hong Kong – oggi il più attivo al mondo, con oltre 31 miliardi di dollari raccolti nel 2025 – e alla volatilità dei titoli tecnologici cinesi quotati anche negli Stati Uniti. In termini finanziari, Pony.ai ha raccolto circa 863 milioni di dollari, mentre WeRide ha ottenuto 308 milioni. Entrambe le offerte hanno suscitato un forte interesse tra gli investitori retail, in particolare WeRide, la cui tranche pubblica è stata sovrascritta 77 volte, segno di un entusiasmo di fondo per il potenziale del settore della guida autonoma. Pony.ai, invece, ha collocato 48 milioni di azioni a 139 dollari di Hong Kong ciascuna, con un premio dell’8% rispetto alle sue azioni sul Nasdaq.
La redditività solo dopo quota 50mila veicoli
Sul piano industriale, le due società rappresentano due anime della corsa cinese alla mobilità intelligente. Fondata nel 2016, Pony.ai è la prima azienda con licenze commerciali per servizi di robotaxi completamente autonomi nelle quattro metropoli principali della Cina (Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen) e vanta oltre 55 milioni di chilometri di guida autonoma. WeRide, nata un anno dopo, gestisce una flotta globale di 1.400 veicoli autonomi, con attività in Cina, Emirati Arabi Uniti e Singapore, e si presenta come la società più internazionale del settore, con permessi operativi in sette stati.
Entrambe si trovano tuttavia in una fase di forti investimenti e perdite operative. Solo nel primo semestre del 2025, Pony.ai ha registrato un rosso di 90,6 milioni di dollari, pur riducendo il deficit rispetto agli anni precedenti. L’amministratore delegato James Peng ha sottolineato che la redditività potrà arrivare solo quando la flotta raggiungerà circa 50mila veicoli, in grado di generare ricavi sufficienti a coprire i costi di ricerca e sviluppo. Attualmente, l’obiettivo è chiudere l’anno con 1.000 robotaxi in circolazione.
Cosa significa puntare sulla mobilità intelligente nell’attuale quadro geopolitico
La quotazione di Pony.ai e WeRide ha anche un significato geopolitico. Entrambe le aziende rappresentano la nuova ondata di tech champions cinesi che cercano di rafforzare la propria presenza nei mercati asiatici per ridurre la dipendenza dalle piazze americane in un momento di incertezza nei rapporti tra Washington e Pechino. Peng ha dichiarato che “le fluttuazioni di breve termine non influenzeranno il nostro sviluppo” e che, nel clima di distensione attuale, il rischio di delisting dalle borse statunitensi “è molto basso”.
L’aspetto tecnologico è il cuore della loro strategia. Pony.ai ha da poco presentato il suo veicolo di settima generazione, sviluppato in collaborazione con Toyota, Beijing Automobile Group e Guangzhou Automobile Group. L’auto, già operativa in quattro grandi città cinesi, promette una riduzione dei costi del 70% rispetto ai modelli precedenti, grazie all’evoluzione delle catene di fornitura e a un’architettura software più efficiente. WeRide, dal canto suo, investe nella standardizzazione delle piattaforme di guida autonoma e nello sviluppo di infrastrutture digitali per l’integrazione con le reti urbane e i servizi cloud.
Il ruolo dei robotaxi nella decarbonizzazione della mobilità
Il grande interesse per l’espansione dei robotaxi è legato anche al ruolo che il settore può giocare nel sostenere la decarbonizzazione della mobilità, tema quantomai attuale e al centro delle discussioni della Cop30 di Belém, in Brasile. In Cina, le emissioni del trasporto su strada rappresentano circa il 10% del totale nazionale di gas serra, e la domanda di mobilità urbana è in continua crescita. I robotaxi, essendo interamente elettrici, eliminano le emissioni dirette allo scarico e riducono l’inquinamento locale nelle grandi metropoli, dove la qualità dell’aria è una priorità sanitaria e politica.



