La Legge italiana sull’Intelligenza Artificiale (IA) mira a fornire un quadro di riferimento solido per lo sviluppo di soluzioni IA sicure. Con l’approvazione di tale Legge, il legislatore italiano riconosce il potenziale trasformativo dell’AI, e contribuisce a porre le basi per un suo sviluppo inclusivo e strategico offrendo l’impianto normativo necessario a guidarne l’adozione anche nei settori più delicati, sensibili e strategici per il Paese, quali la sanità pubblica e l’industria.
Nel contesto della sanità, un messaggio forte e coerente viene dall’istituzione, presso l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), di una piattaforma nazionale di Intelligenza Artificiale per la sanità. Questa infrastruttura tecnica consentirà l’utilizzo controllato di soluzioni IA per i servizi territoriali e la ricerca clinica, offrendo una cornice robusta per la protezione dei dati personali. In questo modo, AGENAS non è solo operatore tecnologico, ma funge anche da garante della qualità e legalità del trattamento dei dati, fornendo linee guida su anonimizzazione, dati sintetici e controllando l’utilizzo secondario dei dati per fini scientifici.
Anche l’industria – dall’energia alla mobilità, dalla manifattura all’aerospazio – segue una strada simile nella sua trasformazione digitale e nella sua evoluzione a Industria 5.0, efficiente, sicura e sostenibile a 360 gradi, abilitata dall’uso controllato dell’IA. Decisioni in tempo reale per l’ottimizzazione dei processi, la manutenzione predittiva e la gestione dei rischi operativi richiedono modelli e algoritmi intelligenti, capaci di elaborare (rapidamente) dati numerici, immagini e testi sensibili e operation/mission-critical. Dunque, anche nel mondo industriale, come in quello sanitario, la qualità dei dati e il controllo sicuro e garantito della loro gestione non sono elementi opzionali delle soluzioni utilizzate, ma essenziali.
L’IA è uno strumento, certamente potente ma che pone rischi specifici e multidimensionali. La sua introduzione applicativa in ambito sanitario come in ambito industriale richiede competenza tecnica ma anche attenzione socioeconomica e responsabilità giuridica. Un tale approccio informato all’adozione contestuale dell’IA, guidata da criteri di finalità, sì, ma anche da proporzionalità e accountability, pone le giuste condizioni di sviluppo sostenibile.
Come tutte le innovazioni, l’IA non va frenata, non va limitata pregiudizialmente, ma va, anzi, portata al massimo del suo potenziale con misura, controllo, e consapevolezza e responsabilità, a beneficio del benessere sostenibile di tutti; in sanità come in industria, per esempio.
E di fatto, in sanità esempi virtuosi già esistono. Il progetto europeo BETTER insieme ad università, centri di ricerca e realtà ospedaliere, ad esempio, consente l’analisi controllata e sicura di dati sanitari distribuiti in database di enti in diverse località europee con algoritmi “federati” che “viaggiano” loro verso i dati, e non viceversa, così da garantirne localmente la protezione. Similmente, un altro progetto europeo, UNICA, sviluppa algoritmi per l’elaborazione in logica federata e privacy-preserving di dati oncologici raccolti in sedi ospedaliere di vari Paesi europei, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia della diagnosi precoce di questo terribile male.



