La guerra ibrida è già in corso e l’Italia studia le contromisure per rispondere alle minacce che potrebbero arrivare dal cielo e a quelle che già viaggiano in rete, dove la disinformazione e le cosiddette “minacce cognitive” (l’utilizzo delle piattaforme social e dell’intelligenza artificiale per diffondere fake news, generare divisioni e influenzare le scelte) spostano da tempo pezzi di opinione pubblica che vengono condizionati, specie a ridosso degli appuntamenti elettorali, da una massiccia diffusione di bufale.
Ne ha parlato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante il question time che si è svolto alla Camera il 12 novembre. Crosetto ha delineato una strategia per affrontare le minacce ibride (cyber, cognitive e informative), in coordinamento con Nato e Unione europea. E lunedì 17 il ministro ha portato il tema all’attenzione al Consiglio supremo della Difesa, attraverso un fascicolo sulla guerra ibrida di Mosca, compresi i vari attacchi hacker a siti governativi e di infrastrutture e l’intrusione dei droni.
Il piano
Cos’è la guerra ibrida
Per guerra ibrida, insomma, si intendono una serie di azioni ostili che non prevedono l’utilizzo di eserciti o armi convenzionali, ma apparecchiature tecnologiche avanzate e sistemi digitali in grado di influenzare i popoli dei Paesi democratici per creare instabilità politica, con l’intento di cambiare il loro posizionamento nello scacchiere geopolitico. “La minaccia ibrida – ha spiegato il ministro Crosetto durante il suo intervento in aula – è una guerra continua che ci colpisce ogni giorno, giorno e notte. È necessario definire in ambito Nato, con l’Unione europea, strategie comuni che rafforzino la resilienza democratica e cognitiva e promuovano risposte coordinate agli attacchi”.
A via Venti Settembre è in definizione un documento di lavoro che nei prossimi giorni sarà messo a disposizione del Parlamento. “Abbiamo delineato – ha aggiunto Crosetto – le principali direttrici normative operative necessarie per rendere la difesa più moderna, efficace, pronta al contrasto delle minacce ibride. Il documento prevede ad esempio il riconoscimento del dominio cyber come vero e proprio spazio difesa nazionale e la costituzione di un’armata cyber con una capacità iniziale di circa 1.200 – 1.500 unità operative, dotate di adeguata tutela giuridica per il personale civile e militare”.
Come funzionerà lo scudo anti-droni
A questo si aggiunge uno scudo aereo nazionale con una fitta rete di sensori che dovranno monitorare infrastrutture sensibili, come per esempio gli aeroporti. L’obiettivo è trovarsi preparati qualora si verificassero incursioni sospette come quelle avvenute nei Paesi del nord Europa. Oltre allo scudo, si prevede la creazione di uno stormo di droni in grado di abbattere quelli ostili. È uno dei temi al centro del Consiglio di Difesa convocato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nell’ordine del giorno della riunione si menziona proprio “la valutazione delle minacce ibride e le possibili ripercussioni sulla sicurezza del nostro Paese”. Inoltre, nella “lista della spesa” c’è l’acquisto di ulteriori sistemi antimissile Samp-T (l’Italia al momento dispone solo di due batterie che non sono sufficienti a scongiurare eventuali minacce) e di missili Aster utilizzabili sia dall’Aeronautica che dalla Marina Militare.
In prospettiva, oltre agli stormi di droni per la difesa, si prevede anche un sistema anti-drone laser. Per rendere operativa la struttura sarà necessaria una costante condivisione di informazioni tra il ministero della Difesa, quello dell’Interno e l’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile. Lo scudo anti-drone che sarà realizzato in Italia si coordinerà con quello degli altri Paesi europei e ovviamente con il progetto del “muro di droni” dell’Unione europea, che però mostra già grandi limiti. È uno dei dossier che si sono discussi nel corso del summit di Berlino sull’E5, a cui hanno partecipato Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. L’obiettivo comune è la creazione di uno scudo aereo continentale.



