“Sarebbe una menzogna non vedere Buon viaggio, Marie come un film militante, poiché mentre lo scrivevo mi sono avvicinata alla ADMD (Association pour le Droit de Mourir dans la Dignità, associazione francese che si occupa di fine vita dignitoso, ndr) per verificare di non allontanarmi dalla loro realtà”, spiega la regista: “Se ho un po’ poetizzato, non volevo assolutamente cadere nell’idea che il suicidio assistito fosse un’opportunità fantastica, molto accessibile e facile, in cui si scompare con una grande risata. Ho optato per un tono neutro e pudico, ma che, spero, aprirà la discussione. La domanda sarebbe: come essere liberi di scegliere la fine della propria vita?” Lo stesso dibattito del resto è centrale in moltissimi paesi del mondo, e il suo trattamento attraverso i media culturali è ovviamente un modo per smuovere non solo le acque, ma anche le coscienze.
E in Italia?
Buon viaggio, Marie esce il 20 novembre e, appunto sull’onda dell’emozione per la decisione finale delle gemelle Kessler, potrebbe attirare la giusta attenzione. Del resto sono sporadiche le opere che nel nostro Paese si sono occupate di fine vita: pensiamo a Bella addormentata di Marco Bellocchio, ispirato nel 2012 al caso di Eluana Englaro, o Miele di Valeria Golino che nel 2013 raccontava di una donna che aiutava i malati terminali nei loro ultimi momenti; sul tema tornerà anche La Grazia di Paolo Sorrentino, nelle sale dal 15 gennaio 2026 (qui il Presidente della Repubblica interpretato da Toni Servillo deve decidere se promulgare una legge sull’eutanasia).
Ma ciò che è veramente fermo, in Italia, è il dibattito politico: dopo che la Corte Costituzionale nel 2019 aveva depenalizzato l’aiuto al suicidio in casi specifici, diverse associazioni come la Luca Coscioni stanno cercando di colmare il vuoto normativo con una legge d’iniziativa popolare, mentre il centrodestra la scorsa estate ha presentato una criticatissima proposta di legge che si è prontamente arenata in Parlamento. Mentre la vita delle persone – e la fine di questa vita – continua a scorrere nei modi più disparati, e mentre le arti e soprattutto il cinema si interrogano in modo creativo e profondo su un argomento dell’importanza etica e sociale gigantesca, il silenzio e l’immobilismo delle associazioni assomiglia sempre più a un tristissimo film muto.



