Rispetto al primo film poi, questa volta c’è anche un po’ di cinema. Il primo Wicked è uno dei peggiori musical per il cinema visti recentemente, scarso nello spettacolo, nelle coreografie e nel coinvolgimento. Wicked 2 è invece molto più centrato e capace di far fruttare la propria storia attraverso la musica. Aiuta non poco il fatto che da un certo punto in poi il film si svolga durante Il mago di Oz. Siamo cioè arrivati al punto nella storia della Strega dell’Ovest in cui Dorothy e il cane Toto atterrano con la loro casa portata da un tornando, schiacciando sua sorella, e gli eventi precipitano. Solo che invece di seguire Dorothy (che non vediamo mai in faccia), manipolata da forze che soffiano contro la Strega, noi continuiamo a seguire Elphaba, di tanto in tanto incrociando gli eventi che conosciamo e scoprendo quale fosse il suo piano e perché si atteggiasse a cattiva. E non è niente male.
La cosa più importante da tenere presente nel vedere Wicked è che, nonostante il film ci arrivi adesso, il musical su cui si basa è del 2003 e il romanzo da cui è tratto il musical è di metà anni ’90. Questa storia quindi viene prima di tantissime altre storie a cui somiglia e ha ispirato molti cambiamenti nella produzione culturale americana. Tutti quei temi che oggi consideriamo in linea con i nostri anni erano stati anticipati da Wicked, a partire dalle storie che ribaltano il punto di vista (quello che poi la Disney ha fatto con Maleficent o Crudelia).
Se si tiene presente questo, è stupefacente quanto Wicked sia ancora più sovversivo dei suoi epigoni. In qualsiasi altro film con un ribaltamento, la strega buona cioè Glinda, interpretata da Ariana Grande, sarebbe stata un mostro del conformismo, la vera cattiva che lotta per far parte dell’élite disinteressandosi degli altri. Qui invece è molto legata alla protagonista ed esprime un altro modo di voler cambiare la società. Se Elphaba vuole rivoluzionare e si autoisola perché disprezza il sistema che vorrebbe distruggere, Glinda ci prospera in quel sistema e quindi vuole riformarlo, cambiare alcune cose, destituire il despota ma non distruggere nulla. Alla fine si troverà una strada a metà, in cui la rivoluzione è armata ma non come ci si immagina e in modi che non ci si aspetta. Fa però impressione vedere la parabola di Elphaba essere la stessa del Batman di Nolan all’interno della sua trilogia.
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