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Il riconoscimento facciale all’esame della patente non è servito a fermare i furbetti. Il ministero dei Trasporti torna ai controlli di carta

by | Nov 22, 2025 | Tecnologia


Vi ricordate la storia del riconoscimento facciale all’esame della patente? Era il 25 ottobre 2023 quando il ministero dei Trasporti (Mit) introduceva la tecnologia di sorveglianza per identificare i candidati al test teorico per conseguire la patente. Lo avevamo raccontato su Wired. Bene, due anni dopo ci torniamo. Perché nel frattempo il dicastero guidato dal ministro Matteo Salvini ha dovuto fare un passo indietro. Perché il sistema faceva acqua-

Una circolare di fine ottobre inviata dalla Direzione generale per la motorizzazione del Mit agli uffici sparsi in Italia vanifica l’uso del riconoscimento facciale per l’identificazione dei candidati all’esame della patente di guida acquistato dal ministero tre anni fa. “Alla luce delle recenti vicende di cronaca relative alle condotte fraudolente mediante sostituzione di persona alle prove d’esame, si rappresenta la necessità di procedere all’identificazione dei candidati mediante richiesta di esibizione di un documento di riconoscimento in corso di validità, anche qualora l’operazione di riconoscimento sia già stata effettuata attraverso il sistema di Face Recognition” si legge nella circolare.

Insomma, anche se il riconoscimento facciale prima dell’esame della patente identifica il candidato, dal dicastero richiedono comunque un controllo manuale dei documenti. Alla vecchia maniera, dunque. Wired ha chiesto al ministero e agli uffici di motorizzazione civile una stima dei casi di scambio di persona citati nei documenti. “Le frodi vengono certificate dalla polizia, non dal ministero”, ha dichiarato l’ufficio stampa, che pure ha emesso la circolare. Senza condividere però i dati che l’hanno ispirata. Contattata da Wired, anche la segreteria generale delle motorizzazioni non ha fornito risposta sul punto.

Un sistema facile da ingannare?

Due anni fa Wired ha raccontato l’introduzione, da parte del Mit, di un sistema di riconoscimento facciale chiamato Varco. Un tornello controllato da un tablet che, grazie a una webcam incorporata, è in grado di verificare se il volto (i dati biometrici) del candidato corrisponde a quello immortalato sulla fototessera presentata all’iscrizione, e all’appuntamento in quel giorno e a quell’ora. Al momento, secondo quanto dichiarato dal Mit, “tutte le aule delle Regioni a Statuto ordinario e della Sardegna sono dotate del dispositivo”.

Alcune testate di cronaca locale definivano Varco come sistema introdotto per eliminare i casi di scambio di persona, che sembrano essere particolarmente diffusi nel Paese, ma nel tempo il ministero non è mai stato chiaro sulle reali motivazioni.

A distanza di due anni, l’ufficio stampa ne conferma tre nell’interlocuzione con Wired: la necessità di ridurre i tempi di esecuzione delle prove di esami di teoria (dovuti probabilmente anche alla carenza di organico delle motorizzazioni civili), quella di prevenire eventuali scambi di persona, e – durante il periodo pandemico – di prevenire anche il contagio da Covid-19. Non è però chiaro se il ministero si rifaccia a dati e statistiche di denunce depositate alle forze dell’ordine o se, come dichiarato a Wired, a generici “episodi avvenuti a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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