“Ai prigionieri viene negato l’accesso alle cure mediche di base, incluso l’accesso ai farmaci e alle procedure mediche”, sottolinea il Comitato. Nel centro di detenzione di Sde Teiman, di cui si è parlato molto nelle scorse settimane dopo la denuncia di un’ex militare israeliana sugli abusi sessuali perpetrati nel centro, i pazienti detenuti “sono bendati in ogni momento, incatenati e ammanettati ai letti, alimentati con una cannuccia e costretti a indossare indumenti per l’incontinenza a causa della loro immobilizzazione”.
Ancora peggio va alle donne detenute, a cui viene negato un adeguato accesso ai prodotti per l’igiene femminile e a cure ginecologiche appropriate. Poi c’è il capitolo delle madri e delle donne incinte detenute. Separate dai loro neonati, alle donne incinte è negato l’accesso alle cure materne e non viene fornito cibo sufficiente a soddisfare i loro bisogni nutrizionali, mentre alle madri che allattano non viene permesso di nutrire i propri figli ed è anche impedito l’accesso ai tiralatte.
Tra le figure particolarmente colpite dalla repressione israeliana ci sono anche i minori. Questi vengono arrestati senza accuse e con incursioni notturne dopo le proteste nei Territori palestinesi occupati, vengono bendati durante l’arresto e “sottoposti a tortura e maltrattamenti prima, durante e dopo l’interrogatorio”. Molti poi rimangono per mesi, se non anni, in condizione di detenzione amministrativa e spesso compiono la maggiore età proprio in cella, elemento che complica il loro rilascio.
Abusi sessuali e allucinogeni
Il rapporto del Comitato dell’Onu contro la tortura si fa particolarmente crudo in alcune sue sezioni. Gli osservatori descrivono un contesto sistemico di violenze di ogni tipo, con “accuse di ripetute e gravi percosse, attacchi di cani, elettrocuzione, waterboarding, uso di posizioni di stress prolungate”.
All’interno delle carceri israeliane sono molto diffuse anche le violenze sessuali. Si parla, in particolare, di “accuse di stupro, tentato stupro, molestie, forme di tortura sessualizzate, percosse somministrate mentre i detenuti erano nudi, prendendo di mira specificamente i loro genitali, elettrocuzione dei genitali e dell’ano, l’uso di ripetute, inutili e degradanti perquisizioni corporali, prolungata nudità forzata, rimozione forzata del velo delle donne, molestie sessuali, insulti sessuali, minacce di stupro, produzione di video sessualmente umilianti”. Il rapporto denuncia infine pratiche di “esposizione a freddo o caldo estremi, compresa l’acqua bollente, forme di privazione del sonno e della luce, uso di musica e rumori ad alto volume e uso forzato di farmaci allucinogeni”.



