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Oceano, le straordinarie immagini della vita a 9.800 metri di profondità

by | Dic 8, 2025 | Tecnologia


La chiamano “zona adopelagica”, dall’Ade, gli inferi dei Greci. Si trova in fondo all’oceano. Non c’è luce, la pressione è mille volte quella in superficie. Il cibo è scarso. Eppure non manca la vita. Le immagini che stiamo per mostrarvi sono eccezionali. Sono state realizzate nella Fossa del Giappone, nella Fossa delle Ryūkyū e nella Fossa delle Izu-Ogasawara. Scatti ad alta definizione e video sono stati analizzati da un gruppo di scienziati guidato dalla ricercatrice Denise Swanborn del Minderoo-UWA Deep-Sea Research Centre della University of Western Australia (Perth). Il lavoro finale è stato pubblicato nelle settimane scorse sul Journal of Biogeography, e documenta la presenza di ben 29.556 organismi da settanta gruppi morfologici, undici categorie tassonomiche e otto differenti habitat. Le sei immersioni hanno raggiunto profondità comprese tra i 6.939 m e i 9.775 m.

Nel profondo degli oceani

Il linguaggio degli oceanografi è molto preciso quando si tratta di profondità. La zona adopelagica è quella che comprende le parti più profonde dell’oceano, le fosse, che si incuneano sul fondo del mare. Convenzionalmente, comincia a seimila metri di profondità, dopo la zona abissopelagica. Spedizioni di questo tipo non sono all’ordine del giorno: l’enorme pressione richiede materiali e progettazione costosi per tutti i dispositivi coinvolti nella discesa. Per questo motivo, la documentazione a disposizione degli scienziati per studiare gli habitat a queste distanze dalla superficie è tuttora scarsa.

A scendere fino a oltre diecimila metri è stato il sommergibile DSV Limiting Factor. Si tratta del primo batiscafo certificato per raggiungere profondità di undicimila metri, più in basso dell’abisso Challenger, il punto più profondo della Terra. A bordo, durante le immersioni, possono entrare solo due persone: il pilota e un altro membro dell’equipaggio. La sfida, per i costruttori, è stata realizzare un veicolo che può essere riutilizzato: un po’ come i razzi Space X di Elon Musk.

Per attirare le forme di vita sottomarina alla ricerca di cibo (pesci e invertebrati) gli scienziati hanno usato delle esche: in questo modo è stato possibile fotografare il pesce a più bassa profondità mai ripreso, un esemplare di pesce lumaca trovato a 8.336 metri dalla superficie.

Terremoti sottomarini

Non è la prima volta che l’uomo scende a questa profondità”, dice a Wired Denise Swanborn, “ma è una delle prime in cui la biodiversità e gli habitat adopelagici vengono sondati sistematicamente con video, indagando peraltro diverse fosse. Storicamente, la maggior parte delle nostre conoscenze su queste profondità viene da lander stazionari o da quanto riportato in superficie dalle reti da pesca, il che rende difficile comprendere come gli organismi vivono nei propri habitat naturali e quale tipo di influenze determinano il posto in cui si trovano le varie specie. In questo caso, invece, abbiamo avuto un’opportunità straordinaria: dati del genere sono incredibilmente rari, e disporre di filmati da sei diverse immersioni in tre fosse differenti ci fornisce l’opportunità unica di comparare questi ambienti”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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