Gli anni in cui Carosello era la nostra Game of Thrones
Erano gli anni di Carosello e delle pubblicità-film dalla durata media di due minuti, fruite dal pubblico con la stessa attesa e interesse che – azzardiamo – riserviamo oggi alle serie tv che ci appassionano.
Ritrovarsi davanti al televisore era un rito vissuto collettivamente da ciascuna famiglia dello Stivale negli anni di Piombo post boom economico, di cui, a loro modo, queste pubblicità rappresentano un affresco identitario parziale, che nessuno può tralasciare in un’analisi sul costume e la società italiana degli anni Settanta.
Qui di seguito, sull’onda lunga della nostalgia che colpirà i meno giovani, abbiamo raccolto alcune delle più iconiche di quel periodo:
Grandi magazzini Upim
Sorrisi ai limiti della paresi facciale e ottimismo da società dei consumi strabordante in ogni inquadratura: i magazzini Upim sono il sogno americano tradotto nel Belpaese.
Phillips
Se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te: ovvero l’arte dello scambio e delle sceneggiature da film per pubblicizzare un rasoio elettrico.
Biscotti mattutini Talamone
Atmosfere sudamericane per uno spot animato che molti non avranno dimenticato.
Amaro Ramazzotti
Addirittura un Loretta Goggi Show per il carosello di Amaro Ramazzotti: 10 personaggi al prezzo di uno.
Permaflex
Il giorno in cui ci hanno illuso che il collaudatore di materassi fosse un lavoro vero è stato l’inizio della fine.
Dash
Paolo Ferrari, il paese reale e l’offerta 2×1 sono i protagonisti di un carosello che appartiene alla storia della pubblicità del nostro paese.
Brooklyn
L’attrice Carla Gravina sponsorizza La gomma da masticare per eccellenza in uno spot girato – manco a dirlo – a New York.
Alka-Seltzer
Come pubblicizzare un digestivo effervescente? Con un thriller di due minuti da premio Oscar.
Lievito Bertolini
Mariarosa meglio dei Vigili del fuoco pronta a salvare gatti sui tetti grazie all’uso di un aquilone. E i supereroi della Marvel muti.
Caffè Hag
E la meta-pubblicità è servita.
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