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mercoledì, Giu 10

La Fase 3 è la vita di prima con un sacco di regole in più



Da Wired.it :

Dal 15 si riparte davvero: con che spirito riprendiamo? Abbiamo bisogno di un patto di fiducia per unire la vita vecchia a una nuova responsabilità

(Foto: Sergio Agazzi/Fotogramma/Ipa)

Manca la scuola, la grande ferita di questi mesi di chiusura forzata: invece di pensare a settembre si discute su Twitter della corretta grafia di “plexiglass”. Ovviamente i grandi eventi, nonostante gli spettacoli a dir poco scivolosi a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi giorni, in particolare nell’ultimo fine settimana, fra adunate di massa di ogni orientamento in spregio a ogni riflessione di buonsenso. E poi la giustizia, con i tribunali ancora inaccessibili e i processi fermi. Però da lunedì 15 riaprirà tutto il resto. Si ripartirà davvero. I centri estivi, i cinema e i teatri – al chiuso e all’aperto – gli spazi culturali per incontri con poche persone, convegni e discoteche. Quasi tutto sulla base delle nuove linee guida approvate dalla Conferenza Stato Regioni e che entreranno nella disciplina della Fase 3 con un nuovo dpcm in arrivo giovedì 11, per così dire integrativo rispetto a quello d’inizio mese. Ma con che spirito ricominciamo, con quale testa frequenteremo quei luoghi e quegli eventi?

Le misure per le discoteche, in particolare, stanno facendo discutere e sono paradigmatiche rispetto a quello che ci aspetta nel futuro prossimo. Perché oggettivamente grottesche: incarnano la nuova normalità che non arriverà mai e al contempo la vecchia normalità che dovrà avvicinarcisi il più possibile. Bisognerà infatti rimanere a un metro di distanza quando non si balla, se invece si è in pista (in questo caso solo all’aperto, “giardini e terrazze”) occorrerà salire a due metri. La capienza sarà sostanzialmente dimezzata e sarà vietato consumare drink e bevande al bancone: andranno ritirate in fila perfettamente ordinata e poi bisognerà allontanarsi per sedersi. Anche qui, mascherine al chiuso e anche all’aperto se non si può stare a debita distanza. Fine delle attese agli ingressi: prenotazioni e biglietti online.

Per cinema e teatri, invece, le regole sono quelle già fissate lo scorso 17 maggio. Gli spettatori potranno essere al massimo duecento al chiuso (laddove sia possibile, ovviamente, tenerli a un metro), mille all’aperto e con mascherine obbligatorie per tutti. Oltre alle solite misure di frequente igienizzazione. Riprenderanno anche convegni e congressi (con numero massimo di partecipanti), le sagre e le fiere, ciascuna iniziativa con le indicazioni specifiche da seguire, oltre ai centri estivi per i bambini sopra i 3 anni.

Dopo aver riaperto tutto, o quasi (c’è appunto l’enormità della scuola, una ferita profonda, e dei luoghi della giustizia dove i nostri diritti trovano tutela ma che scaldano meno di una settimana in Grecia), è evidente che non si potesse non ripartire anche con le ultime attività. Ma se nel giro di un mese e mezzo dallo scorso 4 maggio tutto o quasi sembra essere cambiato, viaggiando verso l’agognata normalità, dovremmo almeno evitare di prenderci in giro e dirci che, con oltre 34mila morti, abbiamo scherzato. Se lo spirito ci spinge a ripartire, specie durante l’estate, la coscienza dovrà aiutarci a farlo in modo ragionevole.

Sarebbe infatti chiaro anche a un marziano che il tasso di inosservanza di simili regole – nel caso delle discoteche surreali ma, appunto, inevitabili – è elevatissimo. Pressoché scontato. Già ora, entrando in un qualsiasi negozietto di prossimità, è difficile trovare ogni aspetto in regola fra commessi con le mascherine sul mento, contante che ancora passa di mano, barriere fai-da-te ai limiti dell’inutilità, uso hardcore dei guanti sia per maneggiare i prodotti che altri oggetti (fra cui monete e banconote), distanze calcolate in modo disinvolto e così via. In molti pensano di cavarsela con un flacone di gel igienizzante all’ingresso. Figuriamoci cosa potrebbe crearsi alle due di notte in qualche pista all’aperto sulla riviera romagnola.

Quindi? Quindi la fase 3 dev’essere quella della fiducia. Visto che non può e forse non deve esserci un carabiniere per ogni cliente, per ogni bagnante o per ogni spettatore, dovremmo riconoscere che adesso è davvero solo ed esclusivamente un patto sulla fiducia fra noi. Fra me e il negoziante, fra me e il vicino in aereo, fra me e l’impiegato. Allo spirito della ripresa dovremo unire quello della responsabilità, che vale sempre ma in questi mesi ancora di più. Tutti diventano responsabili della salute altrui, com’è stato durante il lockdown ma in un modo dinamico e quindi molto più difficile di qualche mese fa, quando in fondo bastava rimanersene chiusi in casa. È la fase della danza, per dirla con le parole di Tomas Pueyo. E dobbiamo ballare tutti seguendo tutti la stessa musica: chi va fuori tempo mette a rischio gli altri. Quindi bisognerà correggerlo.

Per questo non bisognerà avere timore nel segnalare mancanze o suggerire ciò che non va. Non in un gioco di delazione reciproca ma appunto di fiducia e garanzie: se voglio passare la serata al tuo locale o mando mio figlio al centro estivo devo pretendere che tutto sia il più possibile in linea con le indicazioni. Non devo sentirmi un guastafeste né accettare reazioni stizzite o violente.

Comprensibili le pressioni e le paure, i timori che il mondo come lo conoscevamo ci sfugga, lo stress che si fa sentire e magari ci spinge a dimenticare. Ma non il menefreghismo. Se non vogliamo fare le cicale a giugno, luglio e agosto e ritrovarci in autunno con una recrudescenza dell’infezione che alcuni riterranno forse allarmista ma che rimane del tutto possibile visto il poco che sappiamo su Sars-Cov-2 dovremo dunque salvarci da soli. Perché se la Fase 2 è stata un breve (e sprecato) momento di passaggio la Fase 3, con buona pace di chi vedeva altri fantascientifici mondi in arrivo, è davvero la vita di prima con un sacco di regole in più.

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[Fonte Wired.it]