Seleziona una pagina


Appena qualche mese fa il disegno di legge sul ban di TikTok dagli Stati Uniti ha monopolizzato l’attenzione dei media di tutto il mondo. Poi, più nulla. E ora, mentre attendiamo che i senatori statunitensi votino per rendere quella proposta effettiva, ecco arrivare una notizia che segna un avanzamento importante nella situazione. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, alla fine della scorsa settimana il Dipartimento di Giustizia degli Usa ha accusato TikTok di raccogliere informazioni sensibili sugli utenti statunitensi e di condividerle con la società madre ByteDance, che è tenuta a trasmetterle al governo cinese nel caso in cui questo lo richiedesse. Più nello specifico, sembrerebbe che tra queste informazioni ci siano soprattutto le opinioni degli utenti su questioni sociali divisive come il controllo delle armi, l’aborto e la religione.

Stando ai documentati depositati dal Dipartimento alla corte d’appello federale di Washington, infatti, i dipendenti di TikTok avrebbero accesso a un sistema web-suite interno, conosciuto come Lark, che permette loro di comunicare direttamente con gli ingegneri di ByteDance in Cina. Una volta raccolte le informazioni sulle opinioni degli statunitensi, quindi, avrebbero usato proprio Lark per inviarle ai colleghi della società madre, che a loro volta li hanno archiviati sui server cinesi. “La raccolta di dati dagli americani non è un’attività protetta“, ha commentato un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia, presentando i documenti come un atto di difesa nei confronti della causa federale intentata da TikTok contro il governo statunitense, fermo sostenitori del ban dell’app. Ma non è tutto.

Il Dipartimento di Giustizia afferma di avere prove per dimostrare che TikTok ha utilizzato le informazioni sugli utenti per influenzarne l’opinione, manipolando l’algoritmo che popola il Feed di contenuti e censurando i video che non sono in linea con la politica del governo cinese. “Spingendo ByteDance o TikTok a manipolare segretamente l’algoritmo, la Cina potrebbe, ad esempio, portare avanti le sue operazioni di influenza negativa già esistenti e amplificare i suoi sforzi per minare la fiducia nella nostra democrazia ed esacerbare le divisioni sociali”, si legge nel documento sottoscritto dal Dipartimento. Da questo punto di vista, quindi, gli Stati Uniti sembrano avere dalla loro parte tutte le buone ragioni per un ban definitivo di TikTok. Eppure, l’app cinese continua a sostenere l’impossibilità che il divieto diventi effettivo:

Il divieto di TikTok metterebbe a tacere 170 milioni di voci americane, violando il Primo Emendamento – ha detto il portavoce di TikTok Alex Haurek -. Come abbiamo detto prima, il governo non ha mai presentato prove delle sue affermazioni, incluso quando il Congresso ha approvato questa legge incostituzionale. Oggi, ancora una volta, il governo sta facendo questo passo senza precedenti mentre si nasconde dietro informazioni segrete. Rimaniamo fiduciosi che prevarremo in tribunale”. Di tutta risposta, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha dichiarato che il disegno di legge è strettamente legato alle preoccupazioni per le sicurezza nazionale. E ha sostenuto che la Cina e ByteDance, come entità straniere, non sono protette dal Primo Emendamento. Un botta e risposta che ha rianimato la situazione, che potrebbe raggiungere un nuovo step di avanzamento a settembre, quando la denuncia del Dipartimento sarà discussa in un’audizione dal vivo.



Fonte