A Gaza c’è un accordo per il cessate il fuoco

Dopo 48 ore di scontri serrati fra Israele e Jihad islamica palestinese, con 32 morti accertati, è arrivata una tregua accettata da ambo le parti

Un accordo è stato raggiunto nella notte fra Israele e le fazioni armate palestinesi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, grazie alla mediazione dell’Egitto. Lo conferma anche la stessa Jihad islamica palestinese. Da martedì, infatti, si era aperta nuovamente una crisi tra Israele e i gruppi radicali palestinesi che operano nella striscia di Gaza. Il tutto era iniziato dopo due attacchi israeliani contro la Jihad palestinese che hanno avuto come risposta il lancio di razzi dalla striscia di Gaza verso diverse città israeliane.
Islamic Jihad has killed thousands of civilians around the world & today they are once again targeting Israeli civilians with rockets.
Like this one that hit an Israeli highway during rush hour this morning: pic.twitter.com/PHjxn1616t
— Israel Defense Forces (@IDF) November 12, 2019
“L’occupazione (di Israele, ndr) ha accettato le condizioni dettate dalla resistenza”, ha affermato un portavoce della Jihad islamica palestinese. “Alla calma risponderemo con la calma” ha invece replicato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, in un primo commento sul cessate il fuoco. L’accordo prevede che la Jihad Islamica si impegni a “terminare ogni violenza”, mentre Israele dovrà assicurarsi di non “compiere più assassinii mirati e a non usare più proiettili” contro coloro che protestano al confine tra la striscia di Gaza e Israele. Se l’annuncio da parte della Jihad è delle 5 di questa mattina, la conferma da parte dei comparti militari israeliani è arrivata intorno alle 8. Eppure, già alle 7, come riporta l’account Twitter della difesa di Israele, sono suonate le sirene che segnalano i razzi che provengono da Gaza.
I numeri dello scontro
Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz, in 48 ore 32 palestinesi sono morti a fronte di 450 razzi lanciati da Israele da martedì. Fra questi c’è anche il comandante militare della Jihad islamica Baha Abu al-Ata. Il bilancio include sei membri della stessa famiglia – fra cui due donne – che sono rimasti uccisi la scorsa notte a Deir el-Balah, a sud di Gaza, quando la loro casa è stata centrata e distrutta dal fuoco israeliano. Come spiega la Bbc, secondo Israele, fra le vittime almeno 20 erano militanti. Sono invece più di 400 i missili lanciati contro Israele dalla Jihad islamica, sempre secondo le stime dell’esercito israeliano – che ha sferrato invece numerosi attacchi aerei.
Cosa è successo martedì 12 novembre
Di fatto, ci sono stati due attacchi compiuti da Israele. Il primo nella striscia di Gaza contro uno dei comandanti del gruppo della Jihad islamica palestinese Baha Abu al-Ata. Per il governo israeliano era lui il principale responsabile del lancio di razzi verso Israele lo scorso maggio. Il secondo attacco, invece, compiuto quasi in contemporanea, è stato diretto a un altro importante membro della Jihad Islamica, Akram al Ajouri. L’offensiva si è svolta a Damasco, in Siria, e non ci sono ancora notizie chiare circa la sua morte. Questo ha comunque provocato un’escalation di violenza durata 48 ore, fino al cessate il fuoco di questa mattina.
Cos’è la Jihad Islamica palestinese
Quella tra Israele e la Jihad Islamica è una crisi recente, che non pone fine ai tormenti della striscia di Gaza. Il gruppo in questione – in inglese Palestinian Islamic Jihad – è un’organizzazione militare islamista palestinese, considerata dagli Stati Uniti un’organizzazione terroristica dal 1997 (come Hamas), ma a differenza di quest’ultima non partecipa al processo politico in Palestina. Di matrice sunnita, avrebbe circa un migliaio di membri attivi. Se condivide con Hamas la volontà di liberare i territori palestinesi dall’occupazione di Israele, le sue posizioni sarebbero ancora più estreme così come mancherebbe un impegno ad avere un rapporto diplomatico con Tel Aviv.
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