Il tema della serenità e della salute mentale è sempre più centrale (per fortuna) nel dibattito pubblico e culturale e provare a conoscersi meglio – affidandosi all’aiuto di professionisti – non è più visto come uno stigma o un punto debole, ma è oggi un piccolo credito sociale da vantare perché si sta provando a migliorare, a crescere a “capirsi”.
Capirsi è anche il tema, o meglio il titolo, del nuovo capitolo di A panda Piace… la saga a fumetti che ha reso celebre Giacomo Keison Bevilacqua. Questa volta l’autore, attraverso le avventure di Panda-Alter-Ego, ci porta a confrontarci con ansia, paura, stress e tutte quelle emozioni negative che si annidano nella testa di ognuno di noi. Il libro ci mostra come combatterle, ma anche come adattarci a loro, prendendoci cura della nostra mente e del nostro corpo. Perché imparare a “capirsi” è un tema (forse è il tema) del nostro tempo.
Pur realizzando un lavoro che scardina (per fortuna) i meccanismi un po’ tossici della manualistica del self help, Bevilacqua non dimentica che il suo Panda è nato anche per far ridere. Leggendo A Panda piace… capirsi (Gigaciao, 20 euro) sarà quindi possibile concedersi anche qualche piacevole risata. Perché forse il benessere inizia proprio da qui: dal saper ridere e dal sapersi prendere con la dovuta leggerezza, tra le pagine di un libro e nella vita di tutti i giorni.
L’autore ci spiega che A Panda piace capirsi è il frutto di una lunga ricerca personale. “Ho letto decine e decine di libri sulla neuroplasticità, sulla psicoterapia della terza onda e sulla mindfulness, fare questo libro è stato, per me, come quando riadattavo a modo mio i capitoli di storia o filosofia al liceo, per renderli più comprensibili e discorsivi per le interrogazioni. Adattare il lavoro di questi anni in questo modo, sistemarlo, renderlo un vero e proprio discorso a fumetti, mi ha aiutato a fissare meglio nella mia testa idee e concetti più o meno complessi”.
Il libro per stessa ammissione di Bevilacqua non è da intendersi come un manuale e lui – specifica – non è di certo un medico. Ma tra questi non essere c’è una cosa che l’autore è, o meglio è stato: scettico. “Quando mi sono approcciato a questo percorso io ero molto, molto scettico e ci sono volute diverse prove riuscite, diversi dolori spariti, diversi momenti di estrema felicità dopo giorni incredibilmente bui, per farmi dire ok, ‘sta roba funziona. Ecco, questo libro è per tutte quelle persone che vorrebbero iniziare un percorso perché sentono che c’è qualcosa che non va, ma sono scettiche a riguardo”.
Il fumetto in quanto linguaggio capace di alternare parole e immagini è stato fondamentale per la realizzazione di un libro del genere. “Si tratta forse del medium che stimola maggiormente la neuroplasticità. Ogni volta che passiamo da una vignetta all’altra, il nostro cervello fa uno sforzo attivo per “creare” in una frazione di secondo, tutta l’azione che non è narrata, ma che è “nascosta” nello spazio bianco tra le vignette. Il fumetto è l’unico medium che ci permette di fare una cosa simile”.
Il libro è diviso in tre parti: una parte autobiografica, una parte di spiegazioni e riferimenti scientifici e una parte pratica di esercizi, fisici e mentali. “Nessuna di queste parti è stata più difficile delle altre in fase di scrittura e realizzazione, ma se sono riuscito a narrare lucidamente la prima parte, quella in cui parlo anche della mia depressione, degli attacchi d’ansia e della mia rabbia, è solo perché dopo tre anni di terapia e dopo tutto il percorso e le letture fatte, pensare ai momenti in cui la mia testa mi ha portato nei luoghi più bui, non mi provoca più tutta quella paura che avevo prima, ed è proprio scrivendo di quei momenti, che mi sono accorto di aver smesso di scappare da me stesso”.
Secondo una recente indagine condotta da Ipsos e realizzata su un campione di oltre 30 mila persone l’Italia è ultima in Europa per il livello di benessere mentale percepito dai suoi cittadini, ma per fortuna è in crescita la propensione a prendersi cura di se stessi e a parlare dei propri disagi. Il 48% degli italiani si sente solo (il dato peggiore in Europa) e incidono sullo stato di salute mentale anche l’impatto della guerra, avvertito dal 52% del campione e gli effetti negativi del cambiamento climatico (il 43%). Tra i giovani, invece, soltanto 1 su 12 (circa l’8%) percepisce un pieno benessere mentale. Un dato che fa riflettere. Un motivo in più per entrare in libreria e cercare aiuto e conforto anche tra le morbide braccia del nostro amico Panda.




