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sabato, Ott 26

Aaron Paul ha detto addio a Breaking Bad con El Camino: “I panni di Jesse Pinkman sono davvero pesanti da portare”


L’interprete di Jesse Pinkman a ruota libera sulla serie di Vince Gilligan (per cui si lancerebbe nel fuoco), il rapporto con Bryan Cranston, ora anche suo socio in affari, e tutti gli oggetti che si è portato via dal set di Breaking Bad

Se pensate di essere fan accaniti di Breaking Bad non avete mai parlato con Aaron Paul: l’interprete di Jesse Pinkman, spalla – suo malgrado – di Walter White (Bryan Cranston), ex professore di chimica che lo coinvolge nel traffico di droga, è letteralmente ossessionato dalla serie creata da Vince Gilligan.

Non soltanto per via dell’affetto che lo lega all’autore, a cui deve la sua carriera, ma proprio perché, anche da spettatore, adora il mondo della serie Amc, che in cinque stagioni (e una lista infinita di premi) si è guadagnata lo status di titolo di culto.

Terminata nel 2013, Breaking Bad ha avuto un spin-off, Better Call Saul, dedicato all’avvocato Saul Goodman (Bob Odenkirk), che si concluderà con la quinta stagione nel 2020, e ora un film, El Camino, prodotto da Netflix e disponibile sulla piattaforma di streaming dallo scorso 11 ottobre.

Il film racconta, in 122 minuti, cosa è successo a Jesse dopo la sua fuga disperata a bordo della Chevrolet El Camino, da cui prende il titolo. Ne abbiamo parlato con l’attore a Londra.

Aaron Paul ha fatto El Camino per Vince Gilligan

Il rispetto e l’affetto con cui Aaron Paul parla di Vince Gilligan sono quasi commoventi: è grazie a lui se l’attore ha accettato di fare il film: “Ho completa fiducia in Vince, mi fido ciecamente, lo seguirei ovunque: magari non all’Inferno, ma mi getterei nel fuoco per lui. Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura nel suo ufficio – ero da solo, mi sono tolto le scarpe e sistemato sul divano per tre ore e mezza – ho sentito che conoscevo perfettamente ogni singola emozione del personaggio. La sceneggiatura era perfetta. Leggendola sapevo già come lo avrei interpretato”.

Essere Jesse Pinkman: facile e difficile insieme

È stato quindi grazie a un buono script che Paul si è fatto convincere a tornare a indossare i panni di Jesse che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, sono stati facilissimi da lasciare: “Mi sono liberato di lui nel momento in cui ho terminato di girare Breaking Bad: per me era finita lì. È stato un addio triste, perché amo questo personaggio, ma andare avanti è stato facile: i panni di Jesse Pinkman sono davvero pesanti da portare. Una volta che li ho abbandonati mi sono sentito estremamente leggero. È stata una corsa meravigliosa, sono felice di averla fatta, ma era ora di andare avanti”.

Walter White è morto: parola di Aaron Paul

Uno dei grandi dubbi lasciati aperti dal finale di Breaking Bad è il destino di Walter White: El Camino ha chiarito definitivamente questo punto: “Sono sicuro che Jesse non farà più nulla di illegale: sappiamo di cosa è capace, ma lo ha fatto perché è stato costretto, lo hanno messo all’angolo, soprattutto Walter. Walter White però ormai è andato: è morto, ve lo assicuro, e Jesse può finalmente allontanarsi da tutto quel terrore. Ora può avere le mani pulite, mantenere un basso profilo e trovare la pace”.

Una pace non così scontata però: se c’è infatti una cosa che ci ha insegnato la serie è che quando tutto sembra andare bene e una persona è gentile, forse troppo, ha molto da nascondere. Pensiamo a Gus Fring. È una lezione di cui l’attore ha fatto tesoro? “Oddio, spero di no. Sono convinto che ci siano delle brave persone nel mondo. Ma forse c’è un fondo di verità: credo che adesso ci penserò per il resto della mia vita! Ognuno di noi deve affrontare ogni giorno i propri demoni, ma anche cercare di essere una brava persona e andare avanti. È esattamente quello che fa Jesse in questo film.

Il finale di El Camino è simmetrico a quello di Breaking Bad

Prima di potersi permettere una vita normale, in El Camino Jesse deve affrontare una nuova serie di situazioni estreme, per poi arrivare a una conclusione simile a quella della serie. L’ultima scena del film, girata a Jacksonville, in Wyoming (che è anche l’ultima girata dall’attore), è uno specchio di quella della serie ma è “al polo opposto dello spettro dal punto di vista emotivo“.  Molti fan hanno storto il naso per questa scelta, sostenendo che il film arrivi esattamente allo stesso punto senza aggiungere nulla. Per l’attore non è così, perché il personaggio ora può finalmente respirare. “È vero, davanti a sé a una strada difficile” ci ha detto Paul, spiegando meglio: “Dovrà nascondersi per il resto della sua vita, dovrà sempre guardarsi le spalle, gli staranno addosso, ma ora è padrone di se stesso”.

El Camino: un set difficile da nascondere

Annunciato quasi a sorpresa, El Camino è stato girato praticamente in segreto in New Mexico, nelle stesse location della serie. Un’impresa non facile, per cui Aaron Paul ha inventato diverse scuse: “Rispondevo che ho comprato una casa e ci torno molto spesso, o che stavo girando un piccolo film indipendente: ci hanno creduto tutti! La stampa invece era convinta che stessi girando degli episodi di Better Call Saul, anche perché abbiamo usato molte persone della loro crew, che hanno lavorato per Breaking Bad: è stato un po’ come tornare in famiglia.

La lettera per Brock

Il montaggio iniziale di El Camino durava quasi tre ore: due ore e 58 minuti per l’esattezza, quindi almeno un terzo del film è stato tagliato. Il finale era completamente diverso, doveva esserci la voce fuori campo di Jesse che scrive la lettera per Brock, il figlio di Andrea, che avrebbe dovuto anche aprire il film.

Gilligan invece ha deciso di tagliarla, una mossa che l’attore ancora rimpiange: “Mi sono battuto perché rimanesse: alla quarta versione del copione mi sono accorto che non c’era più. Vince, con il suo accento dolce e bellissimo da uomo del sud, mi ha detto che secondo lui sarebbe stata una pesantezza inutile, gli sembrava troppo triste. Non ero d’accordo e fino all’ultimo ho insistito per registrare la mia voce fuori campo.”

Come risarcimento, Paul si è portato a casa proprio quella lettera. Inutile domandarsi che cosa ci fosse scritto: non ce l’ha detto. Anzi, ha fatto peggio: ha rivelato che era bellissima, nonché la prima cosa in assoluto che Gilligan ha scritto quando ha cominciato a buttare giù la sceneggiatura di El Camino. La curiosità ci divorerà tutti.

Aaron Paul ha a casa mezzo set di Breaking Bad

Questa di prendere oggetti dal set è una vecchia abitudine per Aaron Paul, che da quello di Breaking Bad ha portato via “tutto ciò che è riuscito a mettersi nelle tasche“. Tra cui: gli sportelli di un camion di Los Pollos Hermanos con i fori di proiettili, che il reparto scenografia gli ha regalato perché sapeva quanto ne fosse ossessionato, ora appese nel suo garage. Vince Gilligan invece gli ha dato il famoso orsetto di peluche rosa, che cade dal cielo in seguito all’incidente aereo: ne sono stati fatti quattro e uno è ora suo. Nel lungo elenco figurano anche  il cappello di Heiseberg e un sacchetto di meth, che in realtà sono cristalli di zucchero. “Ogni tanto ne mangio uno”, ci ha confessato.

Il rapporto con Bryan Cranston

Bryan Cranston è diventato presto il mio mentore, fin dalla prima stagione: grazie a lui ho capito quanta responsabilità ci voglia a essere il migliore. È un uomo meraviglioso”: queste le parole di Paul quando gli si chiede del collega. Mentre le dice è sincero, anche perché, stando a quanto racconta, Cranston è una persona che sa come farsi voler bene. Quando infatti una persona che ha lavorato alla serie muore, o un’altra ha un bambino, l’attore scrive sempre delle email di gruppo, avverte tutti della notizia, chiede loro come stanno. 

Essere un bravo leader però non esclude il divertimento: dai racconti di Paul, Bryan Cranston è anche una persona incredibilmente immatura, perché è sì professionale, ma scherza sempre, consapevole del fatto che, anche se si racconta una storia difficile, si può fare una battuta e divertirsi, lasciarsi andare e non prendersi sempre troppo sul serio. Non è un caso quindi che Bryan sia diventato uno dei migliori amici di Paul: “Ci sentiamo ogni settimana, quando dobbiamo prendere decisioni importanti per il mezcal ci sentiamo ogni giorno. Siamo sempre in giro per il mondo, ma ci sentiamo continuamente”, ci ha detto.

Dos Hombres: il mezcal di Aaron Paul e Bryan Cranston

Non paghi di aver lavorato insieme sul set per quasi dieci anni, Aaron Paul e Bryan Cranston hanno infatti deciso di mettersi in affari. L’idea è nata così, quasi per gioco, durante una cena a base di sushi, in cui Paul ha parlato al collega del mezcal (distillato ottenuto dall’agave, parente del tequila), che ha scoperto proprio durante le riprese di Breaking Bad.

Prima di scoprire il mezcal bevevo soltanto whisky, poi un amico mi ha portato un cocktail che aveva un sapore fenomenale, ma non riuscivo a capire con che cosa fosse fatto. Mi hanno detto che era mezcal e allora l’ho ordinato liscio – amo bere distillati in purezza – e il suo sapore complesso e forte mi ha colpito”, ci ha detto.

Visto il rapporto che li lega, è stato naturale per Paul parlarne con Cranston, durante una cena a New York. Dopo averlo sentito descrivere con tanta passione il mezcal, l’interprete di Walter White gli ha quindi chiesto se  fosse troppo presto per cominciare un altro progetto insieme. Non stava però pensando a uno spettacolo o a un film, ma gli stava proponendo di mettersi in affari. Il duo si è quindi lanciato nel giro degli alcolici, che ha richiesto molto impegno, sopratutto a livello di ricerca: “Abbiamo fatto moltissimi viaggi a Oaxaca, in Messico, alla scoperta del mezcal perfetto: ci saremmo messi in affari solo se l’avessimo trovato. Non aveva senso buttarsi in qualcosa di cui non eravamo sicuri al 100%”. La missione è compiuta: Dos Hombres è ora realtà.

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