“Molti pensavano che Amazon fosse ormai fuori dai giochi, ma ha appena chiuso un accordo da 38 miliardi di dollari, un risultato davvero notevole”, afferma l’analista, secondo cui la strategia della società di Sam Altman è quella di limitare la dipendenza da un unico fornitore cloud. “Oggi OpenAI si appoggia ormai a quasi tutti” i principali fornitori di cloud, spiega.
Gli agenti AI al centro della nuova strategia
Nel comunicato che annuncia la partnership, Amazon ha spiegato che sta sviluppando un’infrastruttura su misura per OpenAI, che integrerà due tipi di chip Nvidia, i Gb200 e i Gb300, destinati sia all’addestramento dei modelli sia alle fasi di inferenza — il momento in cui l’intelligenza artificiale utilizza ciò che ha appreso per generare risposte o prendere decisioni.
L’azienda ha aggiunto che l’accordo garantirà a OpenAI l’accesso a “centinaia di migliaia di Gpu Nvidia di ultima generazione, con la possibilità di espandersi fino a decine di milioni di Cpu“ per supportare un rapido ampliamento delle attività basate sugli agenti AI, i sistemi progettati per operare in autonomia e gestire compiti complessi.
OpenAI e altre aziende del settore sono convinte che proprio gli agenti giocheranno un ruolo sempre più centrale, via via che un numero maggiore di utenti si affideranno agli strumenti anche per navigare online.
“Per scalare i modelli di intelligenza artificiale di frontiera serve una potenza di calcolo enorme e affidabile”, ha dichiarato Altman commentando l’accordo tra OpenAI e Amazon.
L’intesa arriva a qualche giorno dal rinnovamento della struttura societaria di OpenAI, con la nascita di un’entità a scopo di lucro che le consentirà di raccogliere più capitali. Pur restando sotto il controllo di una fondazione, la divisione for profit della società è ora infatti una benefit corporation, un’azienda tenuta a coniugare la ricerca degli utili al beneficio comune.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.



