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domenica, Set 29

Achille Lauro al Wired Next Fest: “Sono uno scrittore bohèmien, ma in realtà le etichette non esistono”


Il cantante di Rolls Royce interviene sul placo del Wired Next Fest per parlare del suo percorso artistico e per lanciare il suo nuovo disco che arriverà prossimamente, 1990

wired next fest, achille lauro
(foto: Frank Russo)

Il 2019 è stato il suo anno: Achille Lauro ha partecipato al festival di Sanremo sorprendendo tutti con il brano Rolls Royce e poi ha pubblicato 1969, un album accompagnato da un cambio di sonorità e di estetica che l’hanno confermato come uno degli artisti più eclettici e sperimentali della giovane scena italiana, trascendendo il rap e la trap che l’avevano reso noto in precedenza: “Non esiste più nulla, i generi musicali sono tutti gabbiette per topi, la musica contemporanea è tutta una stessa cosa“, ha dichiarato il cantante intervenendo sul palco del Wired Next Fest 2019 di Firenze, città da cui fra l’altro partiranno le nuove date del suo tour dal prossimo 3 ottobre.

Tante anime, dunque, per un artista che ha una concezione ben precisa della sua ispirazione: “È importante se si vuole trasmettere qualcosa cercare di partire dal proprio stato d’animo, è determinante nel voler comunicare qualcosa“, spiega. “L’amore ad esempio è un motore per l’arte molto importante, siamo in un’epoca in cui si scrivono canzoni d’amore solo per diventare famosi e non perché provano veramente quel sentimento. Se uno ama e parla sinceramente di ciò che prova solo così avrà dei risultati“. L’espressione del sé è per Achille Lauro il modo più diretto per raggiungere le persone, sia con i suoi brani più intimi che in quelli più allegri.

Comunicare per lui è una modalità di rottura: “Sono molto contento perché siamo riusciti a far capire cos’è l’uomo, cioè niente. Ci avevano dato un’etichetta sbagliata, si può essere tutto e si può essere niente“, riflette il musicista. “Pure a Sanremo ho deciso di andare con Rolls Royce anche se avevo già pronta anche C’est la vie: era qualcosa di diverso dallo standard sanremese, era in lavorazione già dal 2017. In effetti quello che uscirà nei prossimi mesi l’ho lavorato a inizio 2018, ora sto invece lavorando di quello che uscirà nel 2022“.

Il riferimento è al suo nuovo disco, 1990, in arrivo prossimamente e che ha presentato negli scorsi giovani con un nuovo look caratterizzato soprattutto da una pettinatura bicolore: “Finora mi ero stato fatto vedere con un’estetica molto elaborata ed eccentrica, anche perché credo che il palco sia una specie di teatro, invece ora è il momento di spogliarsi, tornare all’essenziale. Gli anni Novanta mi riportano alla nostalgia di quando ero piccolo e tornavo a casa dopo scuola per vedere i cartoni animati“. Un passo in avanti rispetto a 1969, epoca scelta per la sua carica di sperimentazione e per i grandi monumenti della musica che l’anno caratterizzata, per spostarsi ora verso un sentimento più intimo: “Back For Good dei Breakstreet Boys mi fa impazzire appunto perché mi ricorda quando avevo 5 anni“, confida, annunciando anche che l’atmosfera allegra di quel decennio sarà rovesciata in chiave malinconica.

achille lauro, wired nexf fest
(foto: Frank Russo)

L’evoluzione e lo scorrere del tempo continua a essere una caratteristica costante del suo percorso artistico: “Niente nasce dal niente, tutto deve avere un’evoluzione, anche i personaggi dei grandi film iniziano in un modo e finiscono nel modo opposto. Etichettare è sbagliato, riduttivo, soprattutto quando lo si fa su sé stessi“, dice Achille Lauro scegliendo però una definizione che sceglierebbe se dovesse scrivere la sua pagina su Wikipedia: “Scriverei che sono uno scrittore bohèmien“.

L’eccentricità, anche nel look, in effetti è un’altra delle sue caratteristiche peculiari, ma non senza profondità: “Nel 2020, nell’epoca dell’apparire e dei social network, l’estetica è molto importante, soprattutto per attirare l’attenzione all’inizio. Però non basta: la musica senza estetica andrà avanti lo stesso anche se magari ci metterà molto di più, l’estetica senza la musica invece può durare un paio d’anni e poi sparisce“. Un’estetica, la sua, che ha sfidato le convenzioni anche sessuali: “Al giorno d’oggi non esiste neanche più il genere. Sì, ci sono maschi e femmine ma l’identità sessuale è semplicemente una scelta, va rispettata – anzi no, non sono cose che devono essere rispettate, sono così e basta. Bisogna solo giudicare se qualcuno è una brava persona, come si comporta con gli altri e nient’altro. Sembrano parole banali ma nell’Italia di oggi c’è ancora molto da fare“.

Achille Lauro dimostra che dietro alla sua musica c’è un pensiero articolato e complesso, ma attenzione a parlare di responsabilità nek parlare al suo pubblico, soprattutto giovane: “Ovviamente c’è, non bisogna incitare a fare cose sbagliate eppure gli artisti non sono educatori: non posso essere responsabile di qualunque cosa che le persone colgono dalle parole che scrivo“, spiega il cantante. “Per dì più non scrivo tanto per gli altri, ma per comunicare il mio stato d’animo, tant’è che i primi dischi quasi mi imbarazzavo a farli uscire, così come c’è mancato poco che facessi saltare l’uscita del mio libro per lo stesso motivo“.

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