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venerdì, Dic 11

Addio al regista Kim Ki-duk, ecco per cosa lo ricorderemo



Da Wired.it :

Autore di film complessi e controversi come Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, Ferro 3 e Pietà, il cineasta sudcoreano sarà ricordato per il suo lirismo estremo

kim ki-duk
(foto: Wikipedia)

È scomparso all’età di 59 anni il regista sudcoreano Kim Ki-duk. La morte è avvenuta l’11 dicembre in Lettonia, dove l’uomo era giunto il 20 novembre scorso per acquistare un immobile, a causa di complicazioni dovute al coronavirus. Ki-duk si era distinto negli scorsi anni come uno dei nomi più interessanti del cinema asiatico, apprezzatissimo anche in Occidente. Dopo una parentesi come pittore durante il suo soggiorno a Parigi all’inizio degli anni Novanta, si era dedicato al cinema distinguendosi immediatamente in patria per il suo stile lirico ma anche per la violenza esplicita di alcune sue scene. La fama anche da noi arriva nel 2003 con Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera.

Sarà però nel 2004 che giunge la consacrazione definitiva, con la vittoria dell’Orso d’oro alla Berlinale per La samaritana e quella del Leone d’argento per la miglior regia di Ferro 3: La casa vuota, uno dei suoi titoli più conosciuti e amati. Ki-duk continua a lavorare alacremente anche negli anni successivi, con pellicole sempre controverse, anche se nel 2008 decide di ritirarsi a vita privata dopo una crisi creativa dovuta anche a un incidente sul set del film Il sogno, nel quale l’attrice protagonista aveva rischiato di rimanere impiccata. Torna però negli anni Dieci, ottenendo subito ulteriori riconoscimenti: nel 2011 è premiato nella sezione Un certain regard al festival di Cannes con Arirang (che racconta appunto i suoi anni di isolamento) mentre nel 2012 arriva l’agognato Leone d’oro a Venezia con Pietà, un film che fonde simbologia religiosa e sfrontato erotismo.

Ki-duk sarà ricordato appunto per il suo cinema estremo e senza mezze misure, in cui la poesia struggente dell’animo umano si scontra costantemente con l’assurdità carnale e peritura dell’esistenza, e in cui i sentimenti sono moti ineludibili destinati spesso a una frustrazione senza scampo. Forte anche il suo impegno politico e sociale in patria, quella Corea del sud che criticò nel film denuncia del 2014 One on One. Si era recato in Lettonia per lavorare anche al suo prossimo progetto, Rain, Snow, Cloud and Fog, che a questo punto non vedrà mai la luce.

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[Fonte Wired.it]