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AI-Pulse, a Parigi ci si interroga su come rendere l’intelligenza artificiale più adatta ai nostri utilizzi

by | Dic 5, 2025 | Tecnologia


Un’evoluzione rapida che non accenna a fermarsi. Ma quali sono i costi di questo sviluppo lampo? L’intelligenza artificiale, infatti, non si presenta più come uno strumento in grado di migliorare ogni settore della nostra vita. In particolare, i dubbi più grandi sono legati all’ecologia. I modelli di AI più famosi, come ChatGPT o Google Gemini, si basano infatti sullo sfruttamento di grandi quantità di acqua ed energia. Alcuni dati della Banca centrale europea mostrano per esempio che l’intelligenza artificiale ha bisogno di dieci volte il fabbisogno energetico rispetto a una semplice ricerca su Google. Ma l’intelligenza artificiale, oltre a consumare molta energia, “beve” anche molta acqua: uno studio dell’università della California ha mostrato per esempio che fare tra le 5 e le 50 domande a ChatGPT equivale a consumare mezzo litro d’acqua nel data center di Microsoft nell’Iowa.

GreenPT, è possibile un’AI al servizio della natura?

Proprio i data center, le strutture fisiche che ospitano i server dell’AI, sono al centro del (grande) impatto ecologico. L’olandese Robert Keus, preoccupato di questo impatto, ha deciso di fondatore GreenPT, un chatbot che mira a rendere l’AI più sostenibile. “I nostri competitors sanno farlo, potrebbero farlo”, dice Keus, “ma non vogliono”.

In questo momento è come se guidassimo una Ferrari per andare a fare la spesa”, dice l’amministratore delegato olandese, sostenendo che i data center e i modelli utilizzati dall’AI oggi sono troppo grandi e troppo performativi (quindi impattanti a livello ambientale) per l’uso che ne fa la maggior parte degli utenti. “La sostenibilità di GreenPT inizia dal ridimensionamento delle infrastrutture”, continua, “passa per i modelli che utilizziamo e finisce con l’educazione degli utenti stessi”.

Robert Keus e il suo collega Cas Burggraaf cercano quindi di scegliere data center che utilizzino meno elettricità e meno acqua o che siano situati in zone a minore vulnerabilità ambientale. L’attenzione passa poi ai modelli. “Quello che cerchiamo di fare è fornire ai nostri utenti modelli più piccoli per determinate attività che sono più efficienti dal punto di vista energetico”, spiega ancora Keus. “E lo stesso vale per l’hardware. Il processo non è perfetto, ma ci stiamo evolvendo”.

L’anello finale siamo noi

L’ultimo anello della catena della sostenibilità voluto da GreenPT passa per l’utente stesso. “Cerchiamo di rendere l’utente sempre più consapevole”, spiega il fondatore. Tendenzialmente infatti, gran parte dell’energia e dell’acqua usate dall’AI potrebbero essere risparmiate con un miglior prompt, cioè con richieste più specifiche e chiare fatte dall’utente stesso, in modo che il tool possa lavorare meglio la richiesta. “Quindi, se aiutiamo l’utente a definire meglio la domanda all’origine, saranno necessari meno tentativi per arrivare alla risposta voluta”, spiega Keus. “È qualcosa su cui stiamo lavorando attualmente, perché in questo modo l’utente sarà più soddisfatto e saranno necessari meno tentativi, il che è un grande vantaggio non solo per la sostenibilità, ma per tutti”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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