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mercoledì, Set 23

Ai troll russi ora basta ripetere ciò che dice Trump



Da Wired.it :

Lo sostengono i servizi segreti americani, ascoltati dal New York Times: la disinformazione su cui punta il Cremlino ora si limita a riprendere e amplificare le dichiarazioni del presidente in carica, che di fatto lavora al posto suo

(foto: Jeff Swensen/Getty Images)

Gli agenti dell’intelligence russa che operano attivamente per influenzare il voto delle presidenziali negli Stati Uniti hanno cambiato strategia e, anziché creare ex novo troll che diffondono fake news e disinformazione, hanno deciso di limitarsi ad amplificare i tweet e le dichiarazioni di Donald Trump, dando ancora più spazio alle sue bugie sul voto per corrispondenza, sul pericolo di brogli durante le elezioni e sulle condizioni di salute del suo sfidante, il democratico Joe Biden. È quanto ha ricostruito il New York Times, ascoltando funzionari di sicurezza interna americana e altri esperti che monitorano i canali di disinformazione russi.

L’ultima segnalazione in merito è stata fatta il 22 settembre dallFbi e dal Dipartimento di sicurezza interna, che ha parlato di un rischio di interferenze straniere durante la fase di conteggio di voti (che quest’anno sarà più lunga e complessa, per via del voto per posta). In quei giorni gli hacker potrebbero amplificare fake news riguardanti presunti impedimenti al voto, attacchi informatici agli uffici elettorali e, in genere, tutte quelle circostanze che potrebbero convincere i cittadini dell’illegittimità delle elezioni. Andando in questo modo in scia a quanto sta già facendo Trump, che in più occasioni non si è detto certo di poter accettare il risultato in caso di sconfitta.

Come stanno agendo le agenzie russe

Clint Watts, ex agente speciale dell’Fbi e membro del Foreign Policy Research Institute, al Times ha spiegato che “nel 2016, le agenzie russe hanno dovuto creare da zero le fake news, manipolando la verità dei fatti. Questa volta, invece, non stanno diffondendo niente che non sia stato già detto dal presidente Trump”.  Il direttore dell’Fbi Christopher A. Wray, la settimana scorsa ha chiesto al Congresso di non alimentare ulteriormente divisioni diffondendo le teorie cospirazioniste sostenute da Trump o denigrando Joe Biden col vocabolario del presidente. La risposta di Trump è stata affidata a un tweet – segnalato dalla piattaforma perché contenente informazioni errate – in cui ha spiegato che il pericolo maggiore sarebbe rappresentato dalla Cina, e non dalla Russia, e che per questo le elezioni di novembre potrebbero non essere sicure.

Il sito disinformazione russa Sputnik nelle ultime settimane ha ripreso anche illazioni di Trump su un mai verificato uso di droghe da parte di Joe Biden. L’articolo è stato diffuso e largamente condiviso sui social senza il pericolo che venisse segnalato: si tratta di dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, no?

Lo sforzo dei servizi di intelligence, rispetto al 2016, va quindi ricalibrato: ad alimentare disinformazione e fake news sono proprio i rappresentati dello stato. Suzanne Spaulding, ex sottosegretario alla sicurezza informatica presso il Dipartimento per la sicurezza interna, ha spiegato che una soluzione potrebbe essere “trovare voci altrettanto autorevoli che contrastino questo genere di news. Non possiamo permettere che i nostri avversari usufruiscano in questo modo di informazioni che delegittimano così le nostre istituzioni”.

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[Fonte Wired.it]