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giovedì, Ott 24

Alexandria Ocasio-Cortez non le ha mandate a dire a Mark Zuckerberg


Durante un’audizione alla Camera con protagonista il fondatore di Facebook, la giovane deputata lo ha messo in difficoltà chiedendogli conto di molte delle sue scelte, che considera sbagliate e pericolose

Alexandria Ocasio-Cortez durante l’audizione di Mark Zuckerberg alla Camera (foto: Chip Somodevilla/Getty Images)

Mercoledì 23 ottobre il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg è comparso di nuovo di fronte alla Commissione servizi finanziari della Camera del Congresso statunitense. L’audizione doveva essere incentrata su Libra, la criptovaluta che il social sta cercando di lanciare, tra le perplessità di molti. I deputati, però, l’hanno sfruttata soprattutto per chiedere conto a Zuckerberg di molti altri aspetti legati al funzionamento di Facebook, dalla gestione della privacy alla moderazione dei contenuti, fino alla decisione di non rimuovere i post dei politici che pubblicano fake news o incitano all’odio.

Il politico che più di tutti ha messo in difficoltà Zuckerberg è stato Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata di 30 anni di origini portoricane eletta alle elezioni di Midterm e considerata ormai da qualche tempo uno dei volti più rappresentativi del Partito democratico.

Le domande di Ocasio-Cortez

La deputata ha iniziato il suo intervento dicendo che, per poter prendere una decisione su Libra, il Congresso avrebbe dovuto scavare nel passato di Zuckerberg e valutare come esso e Facebook avessero inciso sulla democrazia americana. Quindi, ha proseguito chiedendo al suo quasi coetaneo (Zuckerberg ha 35 anni, Ocasio-Cortez 30) quando avesse saputo per la prima volta delle operazioni di Cambridge Analytica – la società britannica di consulenza e marketing che aveva ottenuto i dati personali di oltre 50 milioni di utenti Facebook violando le regole del social network – e se i vertici dell’azienda ne fossero venuti a conoscenza prima della pubblicazione di un’inchiesta del Guardian a questo proposito, che aveva segnato l’inizio formale dello scandalo mediatico.

Zuckerberg ha risposto di non ricordarsi di preciso in che periodo ne fosse venuto personalmente a conoscenza, “probabilmente è stato quando hanno iniziato a parlarne i giornali … intorno a marzo del 2018”, ha spiegato il fondatore di Facebook (i primi articoli risalgono però almeno a 3 anni prima).

Ocasio-Cortez lo ha quindi interpellato sui suoi recenti incontri coi esponenti di estrema destra e sulla decisione di non rimuovere i post dei politici che sostengono il falso. “Di recente, lei ha annunciato che Facebook permetterà ai politici di pagare per diffondere fake news in vista delle elezioni del 2020 e nel futuro”, ha detto. “Pensa che sia un problema il mancato fact-checking riguardo gli annunci politici? C’è una soglia oltre la quale lo farete? ”. E ancora: “Quindi rimuoverete o non rimuoverete le menzogne? Si tratta di rispondere sì o no”.

La nuova fama di Facebook

L’intervento di Ocasio-Cortez è durato poco più di otto minuti, ma è indicativo di un nuovo atteggiamento della politica americana nei confronti di Zuckerberg e della sua creatura.

Molti democratici che prima guardavano al giovane imprenditore come un modello da seguire, ora sono più cauti e propendono per una maggiore regolamentazione di queste piattaforme. Altri, come la senatrice e candidata alla Casa Bianca Elizabeth Warren, propongono addirittura di regolamentare duramente i monopoli tecnologici e sfidano apertamente Zuckerberg (è di alcuni giorni fa la notizia che Warren ha sponsorizzato sul social una fake news che lo riguardava, come colpo di teatro per mettere alla gogna le politiche di Facebook).

Al tempo stesso, inoltre, Zuckerberg si deve difendere dalle accuse dei repubblicani, che gli contestano di censurare molte delle loro idee.

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