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venerdì, Gen 03

Alla base degli incendi in Australia c’è un circolo vizioso?


Lo sostiene il Bureau of Meteorology dello stato di Victoria: il problema è che questi forti temporali, anziché domare le fiamme, contribuiscono a generare altri incendi. Si tratta di fenomeni in aumento a causa del global warming

Gli incendi che da settimane tormentano il continente australiano sono così intensi ed estesi da generare un sistema meteorologico autonomo, secondo quanto dichiarato nelle scorse ore dal Bureau of Meteorology dello stato di Victoria: i roghi alimentano il cosiddetto fenomeno dei piro cumulonembi, formazioni nuvolose in grado di originare forti temporali. Queste tempeste non contribuiscono a domare le fiamme, ma le alimentano attraverso fulmini e raffiche di vento, trasportando nell’aria tizzoni ardenti: alla base della piaga che da settimane colpisce lo stato – e negli ultimi giorni ha portato a stimare perdite di centinaia di milioni di dollari per il turismo – ci sarebbe dunque un circolo vizioso.

Un piro cumulonembo non ha caratteristiche diverse rispetto ai classici cumulonembi, ma in questi casi le correnti ascensionali non sono prodotte dal calore emanato dal terreno, bensì dagli incendi stessi. Secondo molti studi sarebbero fenomeni in aumento a causa del global warming: alte temperature e siccità rappresentano le condizioni ideali per lo sviluppo di roghi sempre più imponenti.

La situazione rimane tragica: secondo i ricercatori, dall’inizio degli incendi a settembre sarebbero morti circa 487,5 milioni di animali (e la stima non tiene conto degli invertebrati). Gli incendi hanno bruciato oltre cinque milioni di ettari in cinque stati, comprese le antiche foreste del Nuovo Galles del Sud, provocando l’emissione di circa 250 milioni di tonnellate di CO2. E l’estate in Australia è appena cominciata.

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