Dal primo luglio 2025 Glovo chiude con i lavoratori autonomi in Spagna, completando la transizione annunciata lo scorso dicembre per passare da un modello basato su contratti freelance a un sistema di assunzioni dirette. La piattaforma di food delivery ha integrato in organico 14mila rider, ponendo fine al ricorso a quello che esperti, sindacati e osservatori del settore hanno indicato più volte come lavoro dipendente “mascherato” da autonomo che per anni aveva creato conflitti con il governo di Madrid.
Tuttavia la piattaforma continuerà a operare attraverso società di subappalto che i sindacati accusano di essere state istituite con l’obiettivo di aggirare le nuove normative, mentre si registrano un numero crescente di denunce per presunti trasferimenti illegali di lavoratori tra diverse regioni spagnole.
L’operazione di regolarizzazione aveva preso il via con l’annuncio del 2 dicembre 2024, quando la casa madre tedesca Delivery Hero aveva comunicato la decisione di conformarsi alla “Ley rider”, la legge spagnola sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. La svolta era arrivata a ventiquattro ore dall’interrogatorio del fondatore Oscar Pierre presso un tribunale di Barcellona nell’ambito di un procedimento penale per presunti crimini contro i diritti dei lavoratori, mentre l’azienda aveva già accumulato multe per oltre 205 milioni di euro.
Come ricorda El Pais, nei mesi successivi all’annuncio, Glovo ha proposto 34mila contratti a tutti coloro che avevano collaborato con la piattaforma tra il 2021 e il 2024, ma solo 14mila hanno accettato le condizioni offerte, secondo i sindacati, a causa di orari limitati e retribuzioni ritenute insufficienti. L’azienda aveva esteso le offerte sia ai 20mila lavoratori inclusi nei rapporti ufficiali dell’Ispezione del Lavoro sia ad altri 14mila che avevano operato come “dipendenti” fino al marzo scorso.
Il problema dei subappaltatori “creati ad hoc”
La strategia di Glovo di continuare ad operare attraverso società di subappalto ha scatenato una nuova ondata di proteste da parte dei sindacati, che accusano l’azienda di aver creato queste “flotte” appositamente per mantenere flessibilità operativa eludendo lo spirito della Ley rider. Fernando García, responsabile delle piattaforme digitali dell’Ugt (Unión general de trabajadores, uno dei due principali sindacati spagnoli insieme alle Ccoo), ha spiegato che mentre i 14mila rider assunti direttamente operano nelle 900 città spagnole dove Glovo è presente, una parte significativa delle consegne continua a essere affidata a società terze il cui numero l’azienda non ha mai rivelato.