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venerdì, Feb 24

Alphabet ha “licenziato” anche i robot per la raccolta differenziata



Da Wired.it :

Insegnare a un robot come aprire una porta dovrebbe dare vita a opportunità sconfinate. Non è però il caso di una delle più giovani società controllate da Alphabet, Everyday Robots. Poco più di un anno dopo essere uscita dal laboratorio X – la divisione di Alphabet dedicata a progetti di ricerca “moonshot“, quelli più innovativi e rischiosi – il team che ha addestrato oltre un centinaio di robot su ruote dotati di un solo braccio a pulire i tavoli della mensa, a fare la la raccolta differenziata e ad aprire porte, è in procinto di chiudere nell’ambito dei tagli al bilancio che la casa madre di Google sta applicando a tutti i settori dell’azienda.

Everyday Robots non sarà più un progetto separato all’interno di Alphabet – ha dichiarato Denise Gamboa, direttrice del marketing e delle comunicazioni dell’azienda –. Parte della tecnologia e del team saranno accorpati alle attività di robotica esistenti all’interno di Google Research“.

Everyday Robots è l’ultima scommessa fallita di X, che nell’ultimo decennio ha realizzato tra gli altri palloni aerostatici in grado di diffondere la connessione a internet (Loon) e aquiloni che generano energia (Makani), prima di ritenerli troppo poco vendibili a livello commerciale per restare a galla. Altri progetti di X, come Waymo (che sviluppa veicoli a guida autonoma) e Wing (che realizza droni per la consegna di generi alimentari), sono tutt’ora società attive all’interno di Alphabet, anche se le loro prospettive finanziarie sono frenate da ostacoli normativi e tecnologici. Come Everyday Robots, queste imprese hanno attinto a tecnologie innovative che avevano mostrato un potenziale notevole nelle dimostrazioni, ma non grande affidabilità.

Cos’era Everyday Robots

Everyday Robots è emersa dalle macerie di almeno otto acquisizioni nel settore della robotica effettuate da Google un decennio fa. I co-fondatori del colosso, Larry Page e Sergey Brin, si aspettavano che l’apprendimento automatico avrebbe rivoluziona la robotica e Page in particolare voleva sviluppare un robot dedicato ai consumatori, come riporta a Wired US un ex dipendente della società che ha parlato in forma anonima. Nel 2016, l’imprenditore di software Hans Peter Brøndmo fu incaricato di un progetto al tempo noto come Help (che in seguito per un certo periodo sarebbe diventato Moxie), finalizzato a sfruttare l’apprendimento automatico per sviluppare robot in grado di gestire compiti di routine e adattarsi ad ambienti diversi, spiega la fonte.

Il team ha allestito strutture dove una flotta di robot ripeteva per mesi lo stesso compito, come smistare correttamente i rifiuti. L’obiettivo era generare dati utili all’addestramento di un modello di apprendimento automatico che potesse poi dotare i robot delle competenze necessarie per utilizzare le loro telecamere, le braccia, le ruote e le impugnature simili a dita per interagire con il mondo circostante. L’aspetto innovativo era che agli ingegneri non era chiesto di attenersi all’approccio tradizionale alla robotica, che consiste nel dover programmare istruzioni specifiche da far eseguire alle macchine per ogni potenziale scenario. L’idea si è rivelate effiace per i compiti basilari assegnati alle macchine: Google ha impiegato la flotta di Everyday Robots per pulire le sale da pranzo della società e controllare che nel picco della pandemia le sale conferenze non fossero disordinate.

Courtesy of Google

L’anno scorso, Everyday Robots ha mostrato ulteriori progressi. L’azienda ha integrato nel suo sistema di robotica un modello linguistico di grandi dimensioni simile a quello alla base di ChatGpt, consentendo al suo aiutante meccanico di svolgere attività come portare un sacchetto di patatine agli utenti che dicevano di aver fame. All’epoca, tuttavia, Google e Everyday Robots hanno sottolineato che ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che un maggiordomo robotico possa essere a disposizione dei consumatori: cambiamenti che per un uomo sembrano banali, come la tipologia di illuminazione in una stanza o la forma del sacchetto di patatine, potrebbero infatti causare malfunzionamenti nei robot.



[Fonte Wired.it]