Da Wired.it :
Un coronavirus dei cani e uno dei suini sembrano essere in grado di contagiare l’essere umano. Nessuna evidenza di trasmissione tra le persone, ma vanno monitorati

Potrebbero esserci in circolazione molti altri coronavirus potenzialmente pericolosi per l’essere umano. Non solo in sperdute foreste, ma anche dentro casa, nei nostri cani e gatti. Un team internazionale ha appena pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases un articolo in cui sostiene di aver trovato un nuovo coronavirus chimerico – un patchwork genetico tra virus di cani, gatti e suini – in campioni biologici di 8 bambini ricoverati per polmonite in Malesia tra il 2017 e il 2018. E altri ricercatori stanno segnalando casi di trasmissione di coronavirus dai suini alle persone a Haiti.
Un coronavirus canino
Il susseguirsi dai primi anni Duemila di tre epidemie di coronavirus (Sars-Cov-1, Mers-Cov e l’attuale Sars-Cov-2) ha fatto pensare a Gregory Gray, della Duke University, che lo spillover non poteva essere poi un evento così raro e che andando a cercare nei casi di infezione con causa ignota del recente passato, forse, sarebbe saltato fuori qualcos’altro. Così, insieme ai suoi collaboratori, ha sviluppato un test simile a quello oggi utilizzato per rintracciare Sars-Cov-2 nelle persone ma in grado di individuare anche coronavirus sconosciuti.
Analizzando i campioni biologici di 301 persone ricoverate per polmonite in un ospedale in Malesia tra il 2017 e il 2018, i ricercatori hanno trovato in 8 bambini il genoma di un coronavirus mai visto prima nell’essere umano, molto simile a uno conosciuto per infettare i cani.
Un risultato davvero insolito, riconoscono i ricercatori: finora si pensava che i coronavirus canini non si trasmettessero agli esseri umani. Il team ha confermato la presenza di questo nuovo patogeno in colture cellulari, ma è bene sottolineare che non ha (ancora) dimostrato che sia la causa della polmonite umana: per il momento è possibile dire solo che c’è un’associazione con la malattia.
Evoluzione in corso
Studiando il genoma di questo nuovo coronavirus, i ricercatori hanno stabilito che si tratta di un coronavirus alfa (Sars-Cov-1 e 2 e Mers-Cov sono coronavirus beta) e che sebbene sia quasi del tutto simile al virus canino ci sono delle differenze importanti, che fanno pensare che abbia già infettato anche gatti e suini, acquisendo una mutazione molto simile a una riscontrata nel virus della Sars. Questo patogeno, insomma, avrebbe da tempo intrapreso il cammino che potrebbe portarlo a infettare in modo efficiente l’essere umano e poi a trasmettersi da persona a persona.
Spillover ovunque
Il coronavirus canino trovato nei pazienti malesi potrebbe essere in buona (si fa per dire) compagnia. A marzo, per esempio, i ricercatori dell’Università della Florida hanno riportato l’individuazione di un altro delta coronavirus suino in grado, sembra, di infettare le persone a Haiti (dopo quello di Hong Kong nel 2012 e degli Stati Uniti nel 2014).
Parola d’ordine: monitorare
Impedire ai virus di mutare non si può, ma possiamo e dobbiamo aumentare il monitoraggio delle malattie infettive, sostengono gli esperti. È così che è possibile individuare nuovi patogeni potenzialmente pericolosi per l’essere umano prima che diventino un problema globale.
Potrebbe interessarti anche