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lunedì, Ott 30

American History X dopo 25 anni rimane un capolavoro



Da Wired.it :

Quando American History X uscì al cinema, nessuno poteva prevedere che quel film, nato da una complicatissima gestazione, sarebbe riuscito a diventare simbolo definitivo di un certo modo di fare cinema civile. Rabbioso, intenso, violento, dominato da un Edward Norton semplicemente magnifico, diventò fin da subito uno dei più acclamati film del decennio e ancora oggi, a 25 anni di distanza, la sua eredità, la lucidità di sguardo nel parlarci del volto violento e razzista dell’America è un punto di riferimento senza pari.

Un miracolo cinematografico totalmente inaspettato

American History X fu la prima da regista di Tony Kaye, che ebbe a disposizione sia i ricordi d’infanzia di David McKenna (sceneggiatore) riguardanti la San Diego dominata dai punk e skinheads, sia la vita di Frank Meeink, ex simpatizzante Neonazista. La lavorazione fu difficoltosa per i frequenti litigi tra Kaye, la produzione e Norton, che aveva accettato di dimezzarsi il cachet per far parte del film. Alla fine in fase di montaggio fu lo stesso attore a creare la versione definitiva, portando alla rottura con Kaye, che finì emarginato da Hollywood per il suo modus operandi poco collaborativo. Su queste basi com’è stato possibile ottenere il capolavoro che American History X è per tutti, rimane uno di quei miracoli che meriterebbero un film a loro volta per essere spiegati. Certo, nell’accettare la sfida proposta da McKenna, una sceneggiatura così violenta, forte e disturbante, la New Line Cinema si prese un rischio non da niente.

Dopo le rivolte del 1992 di Los Angeles, il tema del razzismo era tornato di assoluta attualità, anche per l’emergere preponderante della black culture. Gli afroamericani con il rap, lo sport, il cinema, erano usciti dall’isolamento che il reaganismo aveva loro imposto, ma un film del genere, pareva poter essere un’esclusiva o quasi di quello Spike Lee, che da metà anni ‘80 aveva sparigliato completamente il concetto di narrazione delle minoranze. American History X ci parlò invece dell’altro fronte, di quell’America bianca, persa e senza punti di riferimento, che trovava nell’odio del diverso l’unica spiegazione possibile, l’unica risorsa con cui trovare una via di fuga. Il risultato finale fu tanto più incredibile perché frutto di un mix tra film di formazione, crime e cinema politico, in grado di fare di una storia semplice, il simbolo della potenza dell’odio oltre le intenzioni.



[Fonte Wired.it]