And Just Like That 3Sky
È evidente che però questa serie, almeno nei suoi primi sei episodi, pur non avendo totalmente smarrito il coraggio di raccontare storie spesso ai margini del perimetro televisivo, mostri un passo più incerto rispetto alle stagioni precedenti. La scrittura appare più cauta, come se fosse impegnata a bilanciare troppe esigenze. Anche quando si parla d’amore, lo si fa con una lente più sfocata, forse più autentica. Certo, laddove una volta la trama pulsava di desiderio, ironia, nevrosi, ora si ritrova a incespicare tra un personaggio e l’altro, scegliendo un’estetica dell’autocompiacimento: ci mostra volti amati, ma a volte sembra svuotarli di senso. È come se lo spirito dell’opera originale fosse stato coperto e posizionato sotto una teca di vetro: visibile, riconoscibile, ma inerte. Il tempo è passato ma la scrittura sembra incapace di metabolizzarlo davvero. Invece di elaborare il lutto, l’epilogo della giovinezza e della New York che fu, si limita a camuffarlo con citazioni nostalgiche prese dalle stagioni precedenti e non solo (e in queste prime puntate ce ne sono diverse).
Eppure, in mezzo a tanto grigiore patinato, qualcosa resiste. Personaggi nuovi, come la comparsa di una guest star d’eccezione, Rosie O’Donnell, un dialogo più centrato che per un istante riaccende la vecchia scintilla, uno sguardo di Carrie rivolto a Miranda mentre discutono e ridono delle proprie vite: ecco, in quei frammenti l’anima della serie sembra riaffiorare. And Just Like That tenta di raccontare la maturità, ma la verità è che inciampa troppo spesso nell’autoindulgenza, peccando di quell’audacia narrativa che, considerato il materiale incendiario a disposizione, avrebbe reso questa serie davvero esplosiva.
Crescere non è mai stato un processo lineare e And Just Like That lo dimostra senza mascherare le contraddizioni che accompagnano l’età adulta. Il cuore della narrazione rimane quello: donne che, nonostante tutto, continuano a scegliersi, ad ascoltarsi e a sostenersi. Una sorellanza imperfetta, fatta di assenze, distanze ma anche di una tenacia emotiva che tiene insieme tutto. In fondo, non c’è nulla di rivoluzionario nel raccontare che la vita adulta è fatta di compromessi, bilanciamenti fragili, scelte non definitive. Eppure, farlo attraverso personaggi che hanno segnato l’immaginario degli ultimi vent’anni, e che oggi si interrogano sulle stesse incertezze di chi guarda, è un gesto narrativo che ha ancora valore.
