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venerdì, Dic 10

And Just Like That: Sex and the City, il problema non sei tu, sono io



Da Wired.it :

Asciugate le lacrime, doverose e catartiche, non possiamo fare a meno di chiederci: qual è il senso ultimo di un’operazione del genere? L’introduzione di nuovi personaggi (come Che Diaz, stand-up comedian non-binary a cui dà il volto Sara Ramirez, o l’insegnante black interpretata da Karen Pittman) cercano di rimediare a un passato poco inclusivo, anche se ovviamente nessuno si sogna da allontanarsi dalla più alta casta creativo-finanziaria newyorchese. Anche i vecchi personaggi hanno nuove dinamiche, più o meno riuscite (una relazione tempestosa ma affiata tra Stanford e Anthony, il povero Steve trattato come il vecchio zio sordo). Ma tutto questo sforzo di rinnovamento, al di là di un necessario aggiustamento ai tempi che corrono (Carrie ha un nuovo Mac!), sembra quasi tradire un’insicurezza di fondo.

Non possiamo rimanere quelle che eravamo”, dice Miranda a un certo punto. Il problema è che l’unico motivo per cui abbiamo atteso con ansia di rivedere in scena queste protagoniste è perché abbiamo benissimo in mente chi erano e cosa hanno rappresentato per noi, quale è stato il motore del cambiamento, della liberazione e anche dell’emozione franca e gratuita che hanno messo in campo. Ora tutto sembra più calcolato, ripulito, raffinato. Appunto nello scossone potente del secondo episodio questa patina è stata scalfita, ritornando a un’autenticità spassionatamente emotiva, c’è speranza che le evoluzioni dei prossimi episodi (ne sono previsti 10 in tutto) ci restituiscano le Carrie, Miranda e Charlotte di un tempo, seppur maturate dagli snodi della vita. Ma nel frattempo, And just like that…, il problema non sei tu, sono io.



[Fonte Wired.it]