Secondo il suo profilo LinkedIn, Fox è amministratore delegato di Fat Camp Films, società che si presenta come “il braccio produttivo di hub virali su internet”, tra cui @fuckjerry e LADBible – due tra i marchi e account Instagram più seguiti, noti per raccogliere e rilanciare contenuti virali da tutta la rete.
Sul sito di Fat Camp Films, l’azienda rivendica anche il lavoro svolto da Fox per la campagna presidenziale di Mike Bloomberg del 2020, che all’epoca aveva inondato i social di meme a favore del candidato. Fu una delle prime campagne politiche a collaborare ufficialmente con la società madre di pagine come Fuckjerry.
“Anche se il candidato era debole, i contenuti non lo erano”, si legge sul sito dell’azienda. “Siamo stati lodati per aver costruito un’audace operazione digitale”.
Sul proprio sito, Fat Camp Films cita anche collaborazioni con il Lincoln Project e con Rock the Vote. Su Instagram, Zach Sage Fox è stato taggato in almeno un post insieme a organizzazioni come Canary Mission, un gruppo che durante il picco delle proteste studentesche pro-Palestina dello scorso anno ha creato un sito per monitorare e doxxare – rivelare informazioni personali i manifestanti.
“Il responsabile media di Cuomo arriva dal mondo delle pagine di meme, e questo dice già molto”, spiega a Wired Stefan Smith, stratega digitale ed ex direttore della comunicazione online per la campagna presidenziale di Pete Buttigieg nel 2020. “Sanno che la strategia politica moderna non si gioca più sulla qualità del messaggio, ma sulla quantità di contenuti che nutrono l’algoritmo”.
Il 22 ottobre Mamdani è stato ospite di Flagrant, il podcast del comico Andrew Schulz, dove lo scorso anno era apparso anche Donald Trump. Negli ultimi mesi il sostegno di Schulz a Trump si è affievolito e il comico ha più volte criticato il presidente per non aver mantenuto alcune promesse elettorali, come la pubblicazione dei file su Jeffrey Epstein.
Pur presentandosi come il candidato più capace di tenere testa a Donald Trump sul piano politico, Cuomo ha ricevuto nelle ultime settimane diversi elogi proprio dal presidente. Trump lo ha definito “l’opzione migliore per New York” rispetto a Zohran Mamdani, che invece ha bollato come un radicale e un “piccolo comunista”.
“È davvero una questione di preferenze: se voglio un democratico o un comunista”, ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale martedì. “E preferisco avere un democratico piuttosto che un comunista”.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.



