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sabato, Nov 02

Andrzej Sapkowski, creatore di Witcher: “Se la serie tv è come il trailer, sarà un capolavoro”


Dalla serie tv Netflix al segreto del suo successo: l’autore della saga di libri dedicata a Geralt di Rivia si racconta in un’intervista da Lucca Comics & Games

Ieri ho assistito per la prima volta alla proiezione del trailer della serie di The Witcher, insieme ai fan. Non ho neanche visto l’episodio pilota, perché mi piace essere sorpreso. Ma una cosa posso dirla: se la serie sarà bella quanto il trailer, avremo un capolavoro”. Andrzej Sapkowski è il beneamato autore polacco della saga di libri dedicati allo Strigo Geralt di Rivia, che per molti appassionati di videogiochi è meglio noto come The Witcher. L’abbiamo incontrato a Lucca Comics & Games dove è ospite di Editrice Nord, che ha portato in Italia gli otto libri di cui si compone la saga, e dove l’autore ha presentato la serie tv Netflix in uscita il prossimo 20 dicembre.

Sappiamo già che ci saranno la serie si prenderà alcune libertà: per esempio, Ciri e Yennefer saranno introdotte subito come co-protagoniste. Possiamo aspettarci però che sia fedele allo spirito dei libri? 

Certo. Ho lavorato come consulente per la serie, nella fase iniziale di stesura della storia, e per di più sono stato pagato molto bene per farlo. Però non sono stato coinvolto nella produzione vera e propria, nel casting o nelle riprese, e quando vedo le immagini dal set, o il trailer, resto sempre a bocca aperta. Tutti mi chiedono come io immagini Geralt e gli altri, o l’ambientazione dei libri, anche rispetto a quanto appare nella serie o nei videogiochi. La verità è che io non visualizzo i personaggi e le scene che scrivo, non ho una loro immagine in mente. Tutto quello che faccio è mettere una lettera dietro l’altra finché non ho riempito una pagina. Non ho idea di come dovrebbero apparire su schermo”.

Qual è il segreto che rende Geralt di Rivia un personaggio così amato dai fan?

“Quando ho creato Geralt nel primo racconto, per presentarlo a un concorso di narrativa fantasy in Polonia, avevo solo una scelta dinanzi a me: farlo bene, o non farlo affatto. Per me, la storia di un libro è come il tendone di un circo, il protagonista è il palo che la sorregge, e i personaggi secondari sono i picchetti che la tengono ancorata al terreno. Tutto questo deve essere costruito nel modo migliore possibile, per non crollare sotto il proprio stesso peso. E poi mi chiedo che cosa muova il protagonista, e la risposta è ovvia: una donna”.

A proposito di donne, nei suoi libri i personaggi femminili sono quasi sempre più forti e determinati di quelli maschili.  

“Certo: perché così è nella vita reale. Le donne sono e sono sempre state più forti degli uomini”.

Si definirebbe un femminista?

“No: adoro le donne, adoro il loro ruolo in una storia e nel mondo, ma non ne faccio una filosofia”.

Il Geralt dei libri cerca sempre di tenersi fuori dalla politica, solo per fallire miseramente. Pensa che il fantasy ricopra un ruolo simile, che voglia essere – come molti sostengono – una forma di escapismo per dimenticare i problemi del mondo reale? 

“In tanti cercano di inquadrare il fantasy, di definirlo come escapismo. Ma non è così. Con il Signore degli anelli, Tolkien non cercava certo di fuggire dal mondo reale. Chi cerca l’escapismo è il benvenuto, ma non è questo lo scopo o il lavoro di un autore fantasy”.

Quali saranno i suoi prossimi progetti?

“Non escludo, prima o poi, di tornare a scrivere un nuovo libro nella saga di Witcher, ma la verità è che non so ancora a cosa voglio dedicarmi ora. Non ho ancora un progetto preciso”.

La letteratura fantasy è dominata da autori angolosassoni, con poche eccezioni di rilievo. Come ci si afferma sulla scena internazionale?

“Non si può competere con gli autori anglosassoni. Chi ambisce al successo internazionale ha bisogno di due cose: un talento straordinario e un ottimo agente. Io per fortuna ho entrambi”.

Il suo autore fantasy contemporaneo preferito?

“Devo stare attento a non fare pubblicità ai miei concorrenti… ma su tutti direi Joe Abercrombie: mi piacciono il suo stile, i suoi personaggi, il modo in cui costruisce la storia”.

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