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sabato, Ott 19

Ang Lee, regista di Gemini Man: “Con Will Smith sfido l’iperrealismo e sogno un nuovo cinema”


Dai prodigi di Gollum nel Signore degli Anelli al ringiovanimento dell’ex Principe di Bel-Air: ecco i segreti del nuovo film di Ang Lee, realizzato con Weta Digital

Los Angeles – “Non voglio cambiare solo il modo di vedere i film. Voglio cambiare l’arte del cinema”. Ang Lee ci accoglie in un teatro di posa negli studios della Paramount. Percorriamo insieme un lungo corridoio di scatti in bianco e nero, da Cecil B. DeMille ai Fratelli Marx. “Ci troviamo nel più longevo studio di Hollywood” dice il regista di Brokeback Mountain e Vita di Pi. “Ora mi divertirò a metterlo un po’ sottosopra”. Il riferimento è all’iperrealista Gemini Man, nelle sale distribuito da 20th Century Fox Italia. Basta il manifesto del film per scostarci dalla montagna innevata della Paramount (l’intramontabile logo ridisegnato da Dario Campanile per il 75mo anniversario) e trasportarci nel futuro secondo Ang Lee. Sul poster domina un giovanissimo Will Smith intento a guardare dritto negli occhi una versione di sé coi capelli ingrigiti dal tempo e la pelle di un cinquantenne. Due premi Oscar, la mania (al pari di James Cameron) di spostare la tecnologia sempre più avanti. Come ha fatto Lee a ringiovanire l’ex Principe di Bel-Air che dava delle papocchiette alle sue conquiste, prima di invitarle a ballare la lambada sotto una pianta tropicale? Ce lo racconta così.

Smith interpreta sia un assassino d’élite, in età di pensionamento, sia il giovane antagonista. La stessa persona in due fasi temporali diverse. Come ha ottenuto il ringiovanimento di una star del cinema con 26 anni di carriera alle spalle?

“Ne ho parlato a lungo con Will. Tutti e due prendiamo le distanze da quello che voi chiamate de-aging. Non abbiamo usato semplici effetti visivi che alterano digitalmente l’età e l’aspetto di un attore, per farlo sembrare di nuovo giovane. In Gemini Man abbiamo un corpo, quello di Will, interamente ringiovanito. Weta Digital, la compagnia neozelandese che ha dato vita al Gollum del Signore degli Anelli, ha riprodotto un clone digitale di Smith saccheggiando e processando le sue foto d’antan e fotogrammi dei suoi vecchi film. Il make-up ha fatto il resto. Non è questa, forse, la magia del cinema? Dentro la filmografia di un attore esistono le sue molecole. Il suo dna. Ed ora abbiamo capito come estrarlo. Secondo il produttore Jerry Bruckheimer “il ricordo che lo spettatore ha di Will Smith è analogico”. Parte dello stupore del film, quindi, è vedere uno Smith ventenne in digitale, come se esistesse realmente nella nostra epoca”.

Ha girato tutto il film in 3-D? 

“Per l’esattezza in 4K 3-D. Se è vero che il digitale ha cambiato la percezione dell’occhio umano sul mondo, allora il prossimo traguardo sarà rendere quell’immagine ancora più ricca, piena, nitida, invasa di realtà. Tengo a sottolineare la parola realtà: non sono interessato alla conversione in 3-D. Ogni inquadratura, come nel mio film precedente, Billy Lynn (Un giorno da eroe), dev’essere una totale immersione. Dentro lo schermo. Dentro altri corpi. Dentro lo spazio. Il risultato? Potrete vedere Gemini Man in 3D e 4K. 1.400 sale hanno scelto di proiettare il film in HFR (high frame rate) a 60 fotogrammi al secondo. Io l’ho girato a 120 fotogrammi al secondo, invece dei soliti 24 frames. L’azione, così, viene catturata senza sbavature e tutto sembra più vero del vero”.

Il suo Hulk ora sembra distante anni luce da quello apparso negli Avengers, più vicino alla vetrina Disney/Marvel dei D23 Expo che alle sue sfumature malinconiche (l’Eric Bana nella versione 2003)…

Hulk è stato il mio primo grande passo verso la computer grafica. Da quell’esperienza ho tratto parecchi insegnamenti. Da tempo ho smesso di chiamarli “effetti speciali”. Preferisco “arte visiva”.

Quando pensa allo sviluppo della tecnologia che genere di cinema immagina?

“Non penso filosoficamente al cinema. In fondo sono passato per la commedia taiwanese-americana (Il banchetto di nozze) al film in lingua inglese, Ragione e sentimento, per poi partecipare a festival come Venezia con opere impegnate, Brokeback Mountain e il thriller erotico Lussuria – Seduzione e tradimento. Per me, il progresso si avvicina ad un’idea, magari romantica, di eredità visiva. Il progresso è il più grande effetto speciale al mondo. La tecnologia non è solo quella dei film d’azione; la scienza intera ci aiuta a migliorare le nostre vite, tramandando il sapere e il rispetto per la natura. Ho superato i sessant’anni e credo che scegliere di raccontare una storia in 4K 3D vada oltre il vezzo. È, appunto, questione di vita o di morte”.

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