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Angela “Bella fisica”, il flop di ascolti del suo programma è la dimostrazione che (non) tutti i creator sono pronti per la tv

da | Giu 24, 2025 | Tecnologia


Con più di 700 mila follwer distribuiti sui suoi due profili TikTok e altri 180 mila divisi sui suoi due account Instagram, Angela“bella fisica”, la creator che ha fatto del suo bazar cinese un impero social è sbarcata in televisione proprio in questi giorni con un programma tutto suo: “Angela Megastar”, in onda su Real Time. Ma l’equazione follower-spettatori, non è sempre di facile soluzione. Negli ultimi anni, infatti, molti creator o personalità del web hanno avuto modo di sperimentare il grande salto dallo schermo dello smartphone a quello della televisione, non sempre con i risultati sperati. E l’ultima, in ordine di tempo, è proprio Angela di AN Megastore.

Nonostante la grande attesa, però, la trasmissione di Angela “bella fisica” si è rivelata un flop in termini di ascolti: il docu-reality non ha convinto il pubblico: solo 155 mila spettatori davanti alla tv, (è vero, c’è anche lo streaming) ma l’1% di share resta un dato impietoso.

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I creator hanno un problema con la tv?

Rispondere a questa domanda, non è facile. Molti programmi televisivi attingono al mondo dei social cercando di “rinfrescare” i palinsesti, forse illudendosi che la magia della viralità possa approdare anche tra uno spot e un telegiornale. Fatto sta che sono rarissimi i casi in cui un creator sia riuscito a imporsi sul piccolo schermo con un impatto significati, che non tradisse la propria fama social. Tra questi, c’è sicuramente Vincenzo Schettini, noto sui social con il nome de “La fisica che ci piace”: il suo programma divulgativo “La fisica dell’amore”, trasmesso in seconda serata su Rai 2, è stato un piccolo capolavoro dei social nel macchinoso mondo televisivo, registrando picchi di 600 mila spettatori con uno share di oltre il 7% che ha fatto tremare addirittura uno dei mostri sacri di quella fascia oraria, come Bruno Vespa.

Altri, invece, sono stati meno fortunati o, diciamo, anche meno capaci. Non tanto nell’accettare il passaggio alla televisione, quanto facendosi abbagliare dai riflettori dei meccanismi che la governano. Ma non è solo questo: Andrea Girolami, giornalista e content manager attualmente Digital Content Development Manager per Mediaset, nel suo libro che è anche una newsletter di successo, Scrolling Infinito, ha spiegato a Wired qual è il cortocircuito per cui un prodotto vincente sui social non riesce automaticamente a tramutarsi in un contenuto altrettanto valido per la televisione.

Quanto ci influenzano davvero creator e influencer?

Il non riuscire a tradurre i numeri delle app in punti percentuali dipende da diversi fattori: dal mezzo al pubblico, fino al prodotto stesso. “La televisione lineare è una piattaforma, proprio come Instagram, TikTok o Netflix – spiega Girolami -. I prodotti all’interno di ciascuna sono simili ma ognuna ha il proprio linguaggio e il suo pubblico di riferimento. Molti volti noti della televisione hanno risultati mediocri nei social network, un meccanismo inverso che però non ci stupisce. I canali televisivi spesso poi coinvolgono influencer e creator come semplici volti, quando questi dovrebbero essere anche autori e produttori dei propri contenuti, come succede con i loro contenuti digitali di successo. Non a caso Amazon Prime Video ha “arruolato” MrBeast per la serie Beast Games non come presentatore ma in qualità di vera e propria casa di produzione a cui appaltare il contenuto nella sua interezza”.

Su quanto effettivamente queste figure del web riescano a “spostare”, si potrebbe fare anche un parallelismo con i “colleghi” influencer. Quanto può effettivamente vendere in più un determinato prodotto perché sponsorizzato da quel nome? O ancora, perché cantanti e volti noti che sposano cause politiche (vedi l’ultimo referendum, ndr), non riescono a tramutare in voti il loro mastodontico seguito nonostante l’endorsement pubblico? “Nella comunicazione odierna, in Italia soprattutto, gli influencer hanno due dimensioni ugualmente caricaturali – prosegue Girolami a Wiredo sono inutili sfaticati oppure diventano deus ex machina capaci di risolvere qualunque problema politico o di business. La verità sta nel mezzo e il risultato di qualunque campagna di marketing dipende da una moltitudine di fattori. Bisogna selezionare il giusto target di riferimento e soprattutto creare un’offerta convincente. Se un prodotto non vende forse la pubblicità non c’entra e semplicemente quello che si propone non interessa il pubblico. Scusate il cinismo ma oggigiorno anche la politica è assimilabile ad un prodotto come tutti gli altri.





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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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