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sabato, Dic 19

Antebellum è il film anti-schiavista che sta facendo arrabbiare gli afroamericani



Da Wired.it :

È uscito a settembre negli Stati Uniti e adesso da noi. Affonda le sue radici in Get Out. E nonostante voglia raccontare il riscatto afroamericano, è stato duramente criticato. Da guardare questo weekend

In America il cinema è una questione nazionale. Lo spettacolo è un’industria potentissima e tutto ciò che è industrialmente potente è anche politicamente influente. I film sono rilevanti persino quando non sono i campioni d’incasso dell’annata, perché lo spettacolo è una cosa serissima. Capita così che Antebellum, produzione piccola con la musicista Janelle Monae, sia passato attraverso una polemica non da poco per il modo in cui ha deciso di raccontare una storia di razzismo e violenza ai danni degli afroamericani. È evidente che si schiera contro la segregazione e la vuole denunciare, tuttavia, a fronte di alcune lodi, è stato subissato di critiche e accuse, soprattutto dagli stessi afroamericani che miraa difendere.

Tutto nasce dai produttori di Get Out, l’horror di Jordan Peele che è stato ed è la bandiera di un tipo di cinema nuovo che parla in maniera diversa, molto consapevole e conscia, delle questioni razziali. Invece di porre il tema in prima linea, come ha sempre fatto Spike Lee per esempio, Get Out ha mostrato un modo differente di colpire il bersaglio di rinterzo, di mettere in scena personaggi afroamericani sfaccettati e di affrontare il conflitto non solo raccontando il contrasto ma anche le molte sfumature moderne (tipo, quanto a un certo punto andasse di moda la tolleranza). Parte tutto da lì, perché Get Out è stato un grandissimo successo economico e di critica, e i suoi produttori, bianchi, hanno battuto molto su quel filone producendo anche BlacKkKlansman (di Spike Lee) e Noi, il secondo film di Jordan Peele, con uguale successo.

Ultimo arrivato sul tema è Antebellum, affidato a due registi e sceneggiatori esordienti (bianchi) e anche qui a partire da una premessa forte con un elemento di orrore. Vediamo, infatti, una piantagione di cotone ottocentesca in cui gli schiavi vengono malmenati e maltrattati da soldati sudisti bianchi. Poi, vediamo gli stessi attori nell’epoca moderna, chi era schiavo è un afroamericano realizzato, benestante e culturalmente sofisticato, mentre gli aguzzini bianchi gli ronzano intorno trattandoli con viscido rispetto come se avessero un piano in mente. Questa è la miccia dell’horror e prima che si capisca che cosa lega le due storie con apparentemente gli stessi personaggi, il film avrà già dimostrato la sua povertà.

Il problema principale è che questa storia di vendetta e ribellione alla schiavitù formalmente molto curata non approfondisce i protagonisti afroamericani, non dà loro una personalità vera, li usa solo come strumento per farla pagare ai bianchi. Così non racconta niente degli orrori messi in scena, ma agita i personaggi come manichini senza volontà, strumenti per fare un film che cavalchi le indignazioni e le rivendicazioni, che sia di moda e che sfrutti l’onda della popolarità delle tematiche razziali. Talmente è pretestuoso Antebellum, talmente vuole sostenere la sua tesi e mostrare gli orrori del razzismo a uso e consumo dello stare dalla parte giusta in modo molto poco sincero, da essere stato rifiutato dalla stessa comunità afroamericana. I giornali statunitensi, infatti, hanno schierato i propri giornalisti di punta per le questioni razziali e là dove possibile i propri critici afroamericani, per una serie di stroncature.

Se, infatti, il critico di un giornale importante come Variety, Peter Debruge, ha inserito il film nel suo elenco dei migliori dell’anno e qualche altro l’ha incensato, una parte più sostanziosa della stampa specializzata lo ha massacrato; mentre il pubblico, che inizialmente era corso a noleggiarlo (i cinema ovviamente sono chiusi), in linea di massima lo ha schifato. “Il cinema consapevole e benpensante è diventato ormai un genere a sé”, scrive Den of Geek“Molti l’hanno visto, in pochi lo hanno gradito”, è l’opinione di The Wire. Mentre la critica di Vulture, la più arrabbiata, afferma: “Sono stufa di prodotti culturali che raccontano personaggi neri solo come corpi neri sui quali mostrare – tramite la violenza – i peccati di un paese lacero”, prima di chiudere con il definitivo: Antebellum riafferma gli stessi orrori che sta cercando di criticare”.

I registi hanno raccontato di aver anche filmato tutto con le medesime lenti che erano state usate in Via col vento (in cui gli afroamericani sono rappresentati assecondando stereotipi odiosi), come a voler usare le armi della propaganda bianca contro di essa. Sarebbe stupefacente davvero che qualcuno si fosse accorto da sé della cosa.

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[Fonte Wired.it]