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Appartiene a un Neanderthal la più antica impronta digitale mai osservata, lasciata su un sasso a forma di volto

da | Mag 27, 2025 | Tecnologia


Qualche anno fa a riaccendere i riflettori su l’estro artistico dei Neanderthal era stato un osso di cervo intagliato. Oggi se ne torna a discutere per un puntino rosso molto particolare. Si tratta di una vecchissima impronta digitale, presumibilmente di un Neanderthal appunto, e lasciata su un ciottolo con un significato simbolico.

Un puntino che è un naso

A raccontare tutto questo è un team di ricercatori spagnoli, lì da dove arriva il ciottolo di granito al centro delle discussioni e protagonista di una ricerca appena pubblicata sulle pagine di Archaeological and Anthropological Sciences, dove lo candidano a diventare “una delle prime simbolizzazioni facciali umane nella preistoria”. In effetti tutto sembra suggerire che sia così. A rendere interessante quel puntino rosso è infatti la posizione definita “strategica” sul ciottolo e la morfologia del ciottolo stesso: il puntino sembra un naso e quel ciottolo sembra una faccia. Un’attività artistica in sostanza non così diversa dalle decorazioni sui sassi che affollano oggi i mercatini di artigianato. Ma interessante appunto perché a realizzarla potrebbe essere stato un Neanderthal.

(foto: David Álvarez-Alonso et al, Archaeological and Anthropological Sciences, CC)

Un sasso che ricorda un volto

Il ciottolo al centro dello studio arriva dal sito di San Lázaro, nel centro della Spagna, sito di interesse archeologico, in una zona per cui, si legge nello studio odierno, ci sono evidenze di occupazione risalenti a circa 40 mila anni fa e si crede attribuibili ai Neanderthal. Da qui arriva quel ciottolo, grande una ventina di cm e largo una decina, su un lato del quale è appunto stato rinvenuto questo puntino rosso. Questo sasso è stato studiato a fondo con una miriade di tecniche, per comprendere la composizione, studiare la provenienza e i dettagli morfologici, e capire con cosa e da cosa era stata fatta quell’impronta rossastra. A prendere parte allo studio sono stati anche esperti di dermatoglifia della polizia scientifica. In questo modo è stato possibile confermare che si trattava di un’impronta digitale.

Una scoperta “doppiamente eccezionale”

Secondo le ricostruzioni dei ricercatori, quel sasso è stato scelto e trasportato da qualcuno e quell’impronta di ocra – la sola sul sasso e con una localizzazione decisamente centrale – è troppo particolare per non suggerire un atto artistico. Lo avrebbe eseguito una mano di Neanderthal, che, proprio come noi vittime del fenomeno di pareidolia, potrebbero aver visto nella morfologia di quel sasso una faccia e averlo così completato come oggetto simbolico. Non è difficile in effetti cogliere l’immagine di occhi, il profilo di un naso e di una bocca in quel sasso. Ma i ricercatori, come ha confidato al Guardian il primo autore dell’articolo David Álvarez-Alonso, per quanto si limitino ad avanzare delle ipotesi, si attendono delle critiche: “Se avessimo un sassolino con un punto rosso, realizzato 5000 anni fa da Homo sapiens, nessuno esiterebbe a definirlo una forma di arte ‘portatile’. Ma associare i Neanderthal all’arte genera molti dibattiti. Credo che a volte ci sia un involontario pregiudizio”.

L’ipotesi che questo oggetto possa essere la prova di un pensiero simbolico è “doppiamente eccezionale – concludono gli autori – perché include l’immagine dermatoglifica più completa finora identificata, ad eccezione dell’impronta digitale parziale di Königsaue (in Germania, nda), entrambe con un’età minima comparabile”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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