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giovedì, Dic 03

Apple manda il Mac in cloud e Amazon fiuta subito l’affare



Da Wired.it :

L’ultima versione del sistema operativo consente di sfruttarlo come risorsa virtuale nel cloud. Si possono conquistare 28 milioni di sviluppatori: un affare sul quale si è lanciata Amazon

Apple Store galleggiante | Credit: Javan Ng, via Twitter (screenshot)

A novembre, in un post baldanzoso, Brian Stucki di MacStadium mostrava la sua felicità per un piccolo cambio della licenza d’uso di macOS Big Sur, la nuova versione del sistema operativo di Apple che funziona sia sui Mac con processore Intel che su quelli con Apple Silicon. Una festa che è durata poco, però, perché è stato subito rovinata da Amazon web services, la divisione cloud del colosso dell’ecommerce. Ma andiamo con ordine.

Brian nel suo post spiegava che Apple aveva finalmente aggiunto un paragrafo, il sedicesimo, nel quale autorizzava l’hosting del suo sistema operativo (e quindi dei Mac) legittimando di fatto il lavoro più che decennale di MacStadium e della sua acquisita Macminicolo.

Le due aziende, poi fuse in una sola, offrono da quando esiste il Mac mini (cioè dal 2005) la possibilità di utilizzare questo piccolo e compatto computer, presentato da Steve Jobs a gennaio del 2005 come “il Mac più economico e conveniente di sempre“, come risorsa di rete per fare hosting di un sito web o di altri servizi di rete. Con data center a Las Vegas, Palo Alto, Atlanta, Dublino e Francoforte, MacStadium è cresciuta nel tempo assieme alla sinergia creata da Apple tra i suoi due prodotti principali: Mac da una parte e iPhone/iPad dall’altra.

mac mini m1
(Foto: Apple)

Il business dello sviluppo

Gli apparecchi iOs/iPadOs sono quelli che producono valore per l’azienda sia in termini di volumi di vendita che di fatturato derivante dall’app store. Questo è noto, ma è meno noto un altro vincolo imposto da Apple relativamente all’app store che permette all’azienda di fatturare ancora di più: lo sviluppo di app per passa tassativamente dall’ambiente integrato di sviluppo Xcode, che funziona solo su Mac. Quindi, le decine di milioni di sviluppatori di app per iPhone e iPad devono dotarsi almeno di un Mac per “costruire” (cioè compilare) e caricare le app sullo store. Non ci sono alternative.

Tipicamente gli sviluppatori utilizzano computer individuali per tutte le attività di creazione del codice e di verifica locale, e dei server che servono per la gestione del repository del codice e per le “build”, la compilazione e la sottoposizione della app sui server di Apple. Questi server locali sono tipicamente dei Mac mini, che hanno il rapporto giusto tra costo e potenza. MacStadium (e Macminicolo) negli anni hanno sfruttato questa opportunità di mercato offrendo i computer come risorsa cloud per milioni di sviluppatori iOs, team di test delle app in mobilità e ingegneri di DevOps di tutto il mondo.

Lo stato del cloud

Il business di MacStadium sarebbe rimasto comunque una nota a pie’ di pagina della storia del business informatico se nel frattempo non fossero cambiate le modalità di produzione del software, sia app che web. Il paradigma del cloud native e l’approccio DevOps, unito alle strategie di sviluppo continuo (integrazione continua, deployment continuo) sono diventati uno dei principali modelli per gli sviluppatori di tutto il mondo e sono stati resi possibili dai servizi cloud di Amazon con Aws, Google e Microsoft con Azure (più altri attori minori come Digital Ocean) e servizi come quelli offerti da GitHub (ora di proprietà di Microsoft) e da aziende innovative come Netlify con il suo approccio “JamStack“.

In tutto questo, che si tratti di app o di siti web (in realtà dei veri e propri applicativi completi, divisi tra front-end performante e back-end di servizio (secondo i dettami del JamStack) rimaneva l’anomalia dell’ecosistema Apple. Sviluppare per quell’ambiente, quello delle app oramai convergenti in un unico modello basato su Xcode e processori Apple Silicon, richiedeva un approccio completamente diverso non automatizzabile e scalabile nel cloud. Come fare?

Un magazzino di Amazon (Foto di Paul Hennessy/NurPhoto via Getty Images)
Un magazzino di Amazon (Foto di Paul Hennessy/NurPhoto via Getty Images)

Effetto boomerang

Per anni MacStadium ha fatto lobby con Apple per ottenere un riconoscimento formare nella licenza d’uso in base al quale fosse autorizzato esplicitamente l’utilizzo di macOs in hosting. Questo voleva dire, sostanzialmente, dare una base legale più solida alle attività di MacStadium e consentire alle aziende quotate in Borsa, che devono giustificare agli azionisti tutte le scelte fatte, di usare i servizi di MacStadium.

L’azienda, mentre da un lato spingeva con Apple perché questo accadesse, dall’altro preparava servizi più complessi come Orka, una variante di Kubernetes per Apple, i private cloud basati su macOs e l’hosting di singoli Mac mini.

Coordinandosi con Apple alla fine Brian Stucki ha festeggiato l’uscita della nuova licenza d’uso che di fatto legittima il suo lavoro: “Nel caso non sia chiaro questo fatto per me è straordinario. Avrebbero potuto intitolare la nuova sezione “Al nostro amato Brian” e non avrebbe stonato neanche un po’. Neanche un po’”.

Il guastafeste

Il post di Stucki è dello scorso 11 novembre. Facciamo un salto in avanti di pochi giorni e cambiamo prospettiva: andiamo alla versione virtuale (causa covid) di Aws re:invent, l’evento annuale per gli sviluppatori di Amazon web services, dove vengono presentate le novità e le strategie per l’anno che verrà del braccio cloud di Amazon. L’evento si tiene come sempre a inizio dicembre e quest’anno c’è una sorpresa in più: l’amministratore delegato Andy Jassy fra i vari nuovi annunci segnala anche l’entrata in funzione di nuove istanze Amazon EC2 Mac.

Sfruttando l’opportunità della nuova licenza e intuendo che c’è un mercato “nascosto” fatto dalla materia oscura del codice compilato per app iOs/iPadOs, Amazon decide di entrare a gamba tesa e stringe un patto con Apple che brucia con una firma tre lustri di collaborazione del piccolo Davide destinato a soccombere davanti al Golia di Seattle.

Nel video di annuncio viene mostrato l’arrivo di un camion pieno di Mac mini che sono in consegna in un data center di Amazon e che diventano il “motore” di questa nuova funzione Ec2, finora disponibile per Windows e Linux.

Parlando con i nostri clienti – dice David Brown, vicepresidente di Ec2 di Aws – abbiamo colto la necessità che il loro ambiente di sviluppo Apple fosse integrato con i servizi Aws. Con le istanze Mac di EC2, gli sviluppatori possono ora fornire e accedere ad ambienti di calcolo macOs on-demand in Aws per la prima volta in assoluto, in modo da potersi concentrare sulla creazione di applicazioni innovative per le piattaforme leader di settore Apple, piuttosto che sull’acquisto e la gestione delle infrastrutture alla base”.

Tradotto dal gergo aziendale, questo vuol dire che Amazon entra nel settore e probabilmente schiaccia MacForum, soprattutto perché l’azienda offre un portafoglio di prodotti molto più ampio che non le sole istanze di calcolo basate su macOs. E quindi è complessivamente più attrattiva per la clientela. Ma quanti sono i potenziali utenti del servizio?

Lo spiega Bob Borchers, vicepresidente Worldwide Product Marketing di Apple, che ha collaborato a stretto giro con Amazon per il progetto: “La fiorente comunità Apple, composta da oltre 28 milioni di sviluppatori, continua a creare app innovative che portano benefici a clienti in tutto il mondo. Con il lancio delle istanze Mac Ec2, siamo entusiasti di permettere lo sviluppo delle applicazioni Mac di Apple su piattaforme accessibili in nuovi modi, e combinare le prestazioni e l’affidabilità del nostro hardware di classe mondiale con la scalabilità di Aws”.

Alla faccia della lettera d’amore per Brian Stucki. Ma dopotutto, business is business. Adesso i clienti Aws, spiega l’azienda “possono fornire e accedere senza soluzione di continuità al calcolo in ambienti macOs per godere di test convenienti e distribuiti e di una rapida creazione di applicazioni, portando una scelta aggiuntiva in modo da poter utilizzare Mac come piattaforma di fiducia, on-premise o nel cloud”. I clienti, prosegue il comunicato, “possono anche consolidare lo sviluppo di applicazioni multipiattaforma Apple, Windows e Android su Aws, portando a un aumento della produttività degli sviluppatori e l’accelerazione del time-to-market”.

La conseguenza di secondo ordine

Se Apple è entrata nel mirino di Amazon e le due aziende si sono accordate per una fornitura record di Mac mini (per adesso con processore Intel ma a breve con processore M1 su Apple Silicon di derivazione Arm) cosa vuol dire? La spiegazione più logica è che, al di là dell’opportunità di business milionaria per le migliaia di Mac mini fine serie venduti e comprati probabilmente con forte sconto, ci sia anche il riconoscimento di milioni di potenziali utenti del servizio da un lato e del bisogno (dal punto di vista di Apple) di svecchiare la sua offerta utilizzando un fornitore cloud specializzato come Aws per fare qualcosa che la tecnologia cloud di Apple non è in grado di fare. Ma soprattutto, tutto questo dimostra che Apple è diventato un player di serie A nel mondo del software e che con Apple Silicon potrebbe avere una ulteriore esplosione nel mercato.

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[Fonte Wired.it]