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Appstinenza, il metodo di Harvard per disintossicarsi dallo smartphone

da | Mag 27, 2025 | Tecnologia


Diminuire lo scrolling compulsivo ed evitare le notifiche a raffica. Tra le aule dell’università di Harvard, c’è chi sta promuovendo una forma radicale di disconnessione: si chiama Appstinence, traducibile in italiano come appstinenza, ovvero l’astinenza dallo smartphone. È un movimento nato per aiutare le persone – soprattutto le più giovani – a liberarsi dalla dipendenza da telefono e social media. Non si tratta dell’unico progetto con questo obiettivo pensato dagli appartenenti alla Gen Z, a dimostrazione di come anche la categoria maggiormente rappresentativa dell’era di internet sia intenzionata a ridurre il tempo passato davanti allo schermo.

La storia della fondatrice di Appstinence

A fondare il programma di Harvard è stata Gabriela Nguyen, 24 anni, studentessa del master in Education Policy and Analysis nel noto college statunitense. Cresciuta nella Silicon Valley, con un iPod Touch in mano a nove anni e circondata da tecnologia in ogni fase della sua formazione, Nguyen conosce bene il fascino e il peso dell’iperconnessione. Crescere nell’era digitale e delle app per ogni task non è apprezzato da un numero crescente di adolescenti. “È come essere un topo da laboratorio,” racconta la studentessa. “Facevamo da cavia per un modello di vita iperdigitalizzato, credendo che la tecnologia avrebbe curato la solitudine. Non è andata così”. Il suo percorso di disintossicazione non è stato lineare. Dopo aver tentato limiti d’uso, detox digitali e altre strategie soft, Nguyen ha deciso di tagliare del tutto: niente più social, niente più smartphone. Oggi usa un telefono dumb phone, privo di connessione internet, e ha riscoperto il piacere di una vita offline, fatta di relazioni dirette, attenzione sostenuta e libertà mentale.

Il metodo 5D per disintossicarsi

Alla base del progetto dell’appstinenza c’è un protocollo in cinque fasi, il metodo delle 5 D: Decrease, Deactivate, Delete, Downgrade, Depart. Si parte riducendo l’uso delle app, si passa poi alla disattivazione degli account, alla loro cancellazione definitiva, al passaggio a un dispositivo di transizione (come un vecchio flip phone) e infine al distacco completo. L’approccio, ispirato alla logica dell’astinenza usata nella ricerca sulle dipendenze, punta a interrompere il legame tossico con lo stimolo. “Solo quando lo elimini del tutto,” spiega Nguyen, “capisci quanto controllo aveva su di te”. Appstinence non è un esercizio solitario. Oltre a un team di studenti, l’organizzazione offre coaching, strumenti pratici e momenti di confronto. “È come allenarsi,” dice Nguyen. “Se lo fai con metodo e supporto, funziona meglio”. Il gruppo ha attirato l’attenzione di altri atenei, di genitori e di aziende, ma il focus di Appstinence resta sull’università: tra le iniziative anche un’azione di advocacy per ridurre l’uso distratto dei dispositivi in classe. Secondo una ricerca dell’istituto americano Addiction Center, nel 2024 c’erano oltre 6,8 miliardi di utenti di smartphone nel mondo e, all’interno di questa categoria di popolazione, il 6,3% ha una dipendenza da telefono. La ricerca ha scoperto che questi miliardi di utenti di smartphone ricevono il 427% in più di messaggi e notifiche rispetto a dieci anni fa. Inoltre, inviano il 278% in più di messaggi.

Generazione Z senza filtri

Il fenomeno si inserisce in una tendenza più ampia che vede parte della Gen Z rivalutare l’uso della tecnologia. Un altro esempio degno di nota è The Offline Club, creato in Olanda. Si tratta di una serie di incontri, ospitati in caffè o spazi condivisi, che promuovono attività semplici come leggere, chiacchierare o suonare strumenti musicali, senza distrazioni digitali. Il successo virale dell’iniziativa – con migliaia di partecipanti ed eventi anche in altre città oltre Amsterdam, fra cui Milano – riflette un bisogno crescente di relazioni autentiche e una reazione al diffuso senso di solitudine. “I social media sono un optional, perchè nessuno ce lo dice?” chiede la fondatrice di Appstinence. Nel mondo che ha fatto del digitale un’estensione del sé, l’astinenza dalle app non è solo una rinuncia. È un atto di autodifesa e, nell’era di internet, un gesto rivoluzionario.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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