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sabato, Ott 30

Army of Thieves, il prequel di Army of the Dead senza horror



Da Wired.it :

Army of Thieves, dal 29 ottobre su Netflix, è il prequel di Army of the Dead, l’heist movie in salsa horror firmato da Zack Snyder. Ambientato sei anni prima che Ward e la sua banda affrontassero un’orda di morti viventi per derubare un casinò di Las Vegas, Army of Thieves è il curioso caso di un prequel di genere diverso: è sì un heist movie, ma è anche una love story e una origin story. Incentrata sul personaggio dell’eccentrico scassinatore tedesco Ludvig Dieter, ne descrive il momento cruciale che lo vede prendere le distanze da una tediosissima, solitaria e grigia esistenza come impiegato di banca di provincia incessantemente vessato dai clienti per rivoluzionare la propria esistenza cimentandosi nel mondo della criminalità. Ludvig, il cui vero nome è Sebastian (Matthias Schweighöfer), viene introdotto al Club del rapinatore dalla ladra Gwendoline (Nathaniel Emmanuel di Game of Thrones), disposta a tollerare il suo temperamento imprevedibile per poterne sfruttare il geniale intuito. 

Army of Thieves è una quest: la missione – anzi l’ossessione – di questa Lupin III in gonnella e della sua squadra è quello di compiere di riuscire a scassinare quattro casseforti inespugnabili concepite da un fabbro che le ha costruite ispirandosi alle opere di Wagner. Il crimine si trasforma in arte, l’avidità in passione, la sfida in poesia. Le scene dedicate ai duelli tra Sebastian e gli ingranaggi contenuti nel caveau offrono una suggestione particolare, gettando una luce romantica sul mestiere del ladro. A proposito di romanticismo, buona parte di Army of Thieves è dedicata alle relazioni; piuttosto che seguire il più comune andamento dei film di rapina, spesso sviluppato intorno all’alchimia e la complicità nata tra i membri della squadra, si focalizza sull’amore (il primo amore) infantile e puro del suo ingenuo protagonista, innamorato a prima vista della sua mentore. Gwen non è la tipica femme fatale del noir: è il boss, è la mente ed è – al netto della carriera professionale scelta – una ragazza per bene. 

Non è un personaggio indimenticabile, come non lo sono gli altri co-protagonisti perché la star assoluta del film è il Sebastian interpretato da Schweighöfer, anche produttore e regista di Army of Thieves. Matthias esaspera le ben note idiosincrasie di Dieter per accattivarsi il pubblico: Sebastian è un nerd, è puntiglioso, logorroico e ossessivo-compulsivo: dorme indossando un pigiama in pendant con le lenzuola, si acconcia le finger wave (la piega con la onde sulla fronte) con le mollette ed emette ridicoli strilletti a frequenze supersoniche quando è spaventato. Sorta di figlio illegittimo di Marlene Dietrich e Charlot, sfrutta la singolare popolarità conquistata dai geek al cinema e in tv. Piuttosto curioso è il fetish del capello esibito per tutta la durata del film: la personalità più spiccata l’hanno i riccioli di Sebastian, quasi dotati di vita e umore propri, e le elaborate acconciature (presenti in quantità esorbitante) di Gwen. Alla fine, chi si aspettava uno zombie movie – Snyder aveva assicurato la presenza dei mostri – rimarrà deluso: i morti viventi si limitano a farsi vedere solo attraverso gli schermi televisivi, inquadrati mentre il telegiornale riporta le notizie della diffusione della pandemia negli Usa. 

In conclusione, Army of Thieves eredita da Army of the Dead solo la declinazione in heist movie, deviando poi in direzione del romance, della commedia e della genesi dell’eroe. Non è molto più che l’avventura di un gruppetto di ladri che attraversa l’Europa in lungo e in largo passando da un panorama pittoresco all’altro, con un detective à la Zenigata alle calcagna. Gradevole e leggero, si guarda senza rimpianti e si dimentica poco dopo (non è un difetto).



[Fonte Wired.it]