Potenziare le capacità operative militari dell’esercito nello scenerio artico. Nei giorni scorsi la Val Pusteria (in Trentino- Alto Adige) è stata scenario della “Volpe Bianca 2025”, esercitazione militare internazionale in ambiente innevato, organizzata dalle Truppe alpine dell’esercito italiano. Le forze armate si sono impegnate in attività tattiche, competizioni di pattuglia e scialpinismo.
In un contesto di crescente competizione per la supremazia sull’Artico, regione ormai diventata un terreno di scontro tra gli interessi contrastanti delle potenze europee e occidentali da un lato, e quelli di Cina e Russia dall’altro, le forze armate hanno focalizzato l’attenzione anche sulle potenziali evoluzioni del settore della difesa. Operare in ambiente artico, infatti, rappresenta una sfida complessa, tra condizioni estreme e difficoltà logistiche: in particolare, le esercitazioni in Val Pusteria hanno esplorato aspetti come la guerra di montagna (“mountain warfare”, si legge nel racconto ufficiale) e le operazioni cyber elettromagnetiche, settori che stanno assumendo un’importanza crescente.
Sfida tech in Val Pusteria per prepararsi all’Artico
Nel corso di Volpe Bianca 2025, l’esercito italiano ha testato strategie e tecnologie avanzate per operazioni in ambiente artico, coinvolgendo oltre 1300 militari tra Alto Adige e Veneto e mettendo alla prova le capacità operative delle forze italiane in un ambiente ostile e simile per condizioni climatiche a quello artico. Migliorare la prontezza delle unità alpine e rafforzare il ruolo dell’Italia a Nord si confermano obiettivi prioritari, in un’ottica di adattamento alle nuove sfide geopolitiche e ambientali.
Uno degli aspetti di punta di Volpe Bianca è stato l’esercizio “Arctic Shield”, un’attività a “elevato contenuto tecnologico“, caratterizzata da avanzate capacità nelle attività cyber elettromagnetiche, secondo quanto reso noto dalle forze armate. Queste dimostrazioni cibernetiche a oltre duemila metri di altitudine hanno impiegato droni di ultima generazione e sistemi di guerra elettronica per abilitare la manovra dei reparti impiegati sul terreno.
Dispositivi di questo tipo, già fondamentali in questi anni sul fronte ucraino, potrebbero rivelarsi decisivi anche nel contesto di scenari artici, climaticamente ostili per operazioni di stampo tradizionale. La guerra in montagna e le attività cyber elettromagnetiche sono pilastri fondamentali delle operazioni in ambienti estremi come i ghiacci o le alture: in Italia, le operazioni di mountain warfare sono principalmente affidate alla Brigata Taurinense, mentre le attività cyber sono gestite dal 9° Reggimento Sicurezza Cibernetica “Rombo”.
Rombo cibernetico
Fondato lo scorso anno come unità specialistica dell’esercito, il reggimento Rombo si occupa di proteggere le reti militari, condurre operazioni di guerra elettronica e contrastare attacchi cyber. Il Rombo trae origine dal precedente Reparto sicurezza cibernetica, costituito nel 2019, e promuove anche progetti di ricerca e concorso allo sviluppo di tecnologie innovative, di concerto con industria e università. L’integrazione delle attività militari nel cyberspazio e nell’ambiente elettromagnetico è centrale per la sicurezza moderna: per raggiungere gli obiettivi nei domini fisici (terra, aria, mare, spazio), è fondamentale essere all’avanguardia anche in campo tecnologico.