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martedì, Gen 12

Assegnati i premi Shkreli 2020 ai peggiori nella sanità Usa: c’è anche Moderna



Da Wired.it :

Dagli istituti che si sono rifiutati di assistere pazienti Covid non assicurati all’esagerazione di Moderna. Il Lown Institute stila una classifica dei personaggi e delle realtà “sanitarie” meno virtuose d’America

coronavirus
(immagine: Pixabay)

Anche quest’anno il Lown Institute, fondato nel 1973 dall’inventore del defibrillatore e premio Nobel Bernard Lown, ha stilato la top 10 dei peggiori attori dell’assistenza sanitaria negli Stati Uniti. Tra quelli che la giuria ha valutato come i più avidi, approfittatori, disonesti o anche solo inefficienti del 2020 c’è un po’ di tutto, da centri medici che si rifiutano di accogliere i pazienti alle task force federali, passando per Moderna (sì, proprio quella del vaccino anti-Covid). Ecco dunque i vincitori degli Shkreli Awards, il concorso che prende il nome da uno dei personaggi più odiati d’America, Martin Shkreli, che dopo aver acquistato con la sua Turing Pharmaceuticals il farmaco Daraprim, l’unico prodotto in grado di debellare alcune parassitosi tipiche dei bambini e di persone con hiv, ne ha aumentato il prezzo del 5000%.

10. Taglio agli stipendi dei medici

Un applauso alle società TeamHealth e Envision per aver tagliato gli stipendi e l’indennità degli operatori sanitari che si occupano di pazienti Covid, ma allo stesso tempo aver speso milioni di dollari per promuovere una campagna politiche a difesa dei propri interessi (come la surprise billing legislation).

9. Vendita di false cure

Un altro riconoscimento va agli approfittatori pandemici, che hanno venduto cure per Covid-19 false e potenzialmente pericolose. C’è per esempio il televangelista Jim Bakker che ha sponsorizzato una soluzione d’argento colloidale che a parte non avere alcun effetto sull’infezione da coronavirus può causare convulsioni e danneggiare gli organi. E c’è anche il Ceo di MyPillow Mike Lindell che ha promosso l’utilizzo di oleandrina, una delle sostanze responsabili della tossicità dell’oleandro e per cui non esistono prove di efficacia pr Covid-19.
Tra gli approfittatori ci sono anche dei veri medici, come Jennings Ryan Staley che attraverso la sua Skinny Beach Med Spa in California ha venduto a 4mila dollari l’uno pacchetti di trattamento per Covid-19 composti da idrossiclorochina, antibiotici, Xanax e Viagra. Attualmente è sotto inchiesta.

8. Test inutili

Il medico internista Steven Murphy si aggiudica l’ottavo posto. Murphy ha pensato di sfruttare le postazioni di test per Covid-19 in diverse città del Connecticut, di cui era responsabile, per eseguire esami non solo per il coronavirus ma anche per un’altra ventina di patogeni respiratori, addebitando tutto alle assicurazioni, per un totale di circa 2mila dollari a persona. Anche la comunicazione del referto per telefono aveva il suo prezzo: appena 480 dollari.

7. I dpi spaventano i pazienti

Possono dei medici essere puniti per aver indossato dispositivi di protezione individuale (dpi)? Evidentemente sì. Secondo il Lown Institute è successo durante la prima ondata pandemica in diversi ospedali statunitensi, che hanno multato o addirittura licenziato i medici che hanno osato indossare i dpi o sottolineato criticità nei protocolli di sicurezza, adducendo a giustificazione il fatto che spaventassero senza reale motivo i pazienti.

6. Conflitti di interessi

C’era una volta un medico che scrisse un editoriale per spiegare come mai farmaci e vaccini avessero prezzi tanto elevati. Niente di male in sé, se non fosse che il medico, il cui nome è Elizabeth Nabel e che è anche Ceo del Brigham and Women’s Hospital, si dimenticò di dichiarare di avere un non proprio trascurabile conflitto di interessi in quanto membro del consiglio direttivo di Moderna, che all’epoca dei fatti (febbraio 2020) stava sviluppando un vaccino contro Covid-19. Secondo il Boston Globe, Nabel a seguito delle critiche si sarebbe dimessa dal consiglio direttivo, ma intanto avrebbe venduto le sue azioni di Moderna per 8,5 milioni di dollari.

5. Collaborazione, questa sconosciuta

Alle grandi multinazionali del farmaco va riconosciuto il merito di aver prodotto dei vaccini in tempi record che potrebbero traghettarci fuori dall’emergenza sanitaria, ma sul lato della collaborazione internazionale alcune non hanno certo brillato. Le case farmaceutiche si piazzano a metà della top 10 del Lown Institute per aver snobbato e denigrato l’iniziativa C-Tap (Covid-19 Technology Access Pool) dell’Organizzazione mondiale della sanità per la condivisione delle informazioni sul coronavirus, che aveva lo scopo di ottimizzare le tempistiche e ridurre gli sprechi di risorse.

4. Case della morte

Le case di cura statunitensi non hanno saputo adempiere al loro ruolo di salvaguardare i cittadini più vulnerabili. Personale inadeguato, gestione dell’emergenza inefficiente hanno portato alla diffusione dell’infezione e alla morte, a novembre 2020, di oltre 100mila persone tra ospiti e personale.

3. Niente assicurazione, niente letto

Nella parte più alta della triste classifica troviamo quattro grossi ospedali californiani che secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, nonostante avessero letti di terapia intensiva disponibili, si sono rifiutati di accogliere pazienti Covid non assicurati o ne ritardavano il trasferimento da altri strutture al collasso.

2. Moderna, quanto costi?

Al secondo posto per spregiudicatezza, almeno secondo i criteri del Lown Institute, c’è la biotech Moderna, quella che più di tutte rifornirà di vaccino anti-Covid gli Stati Uniti. Moderna ha ricevuto 1 miliardo di dollari dei contribuenti come finanziamento per lo sviluppo del vaccino, una cifra che dovrebbe aver coperto completamente i costi di sviluppo, ma è l’azienda che ha fissato il prezzo di mercato più alto, tra 25 e 37 dollari a dose. Dato che gli Stati Uniti ne hanno ordinati 1,5 miliardi di dosi riusciranno ad avere il prodotto a 15 dollari a dose, ma anche così per i critici è come se i contribuenti pagassero due volte il vaccino.

1. Guerre intestine

Il governo federale che si aggiudica il primo premio Shkreli: la task force istituita per far fronte alla carenza di dpi, invece di destinare i materiali recuperati direttamente alle contee del paese più colpite dal coronavirus, li ha affidati a sei società di forniture mediche private per venderli al miglior offerente. Il risultato è stato una guerra commerciale tra stati, le cui offerte spesso venivano comunque superate dalle agenzie federali che si aggiudicavano i dispositivi.

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[Fonte Wired.it]