La spesa militare dei Paesi Nato al 5%. L’accordo preliminare è stato raggiunto domenica 22 giugno dagli ambasciatori, ora si tratta solo di limare i dettagli. I membri dell’Organizzazione del patto dell’Atlantico del Nord, riuniti all’Aia per il vertice del 24-25 giugno, si apprestano ad approvare formalmente il nuovo obiettivo di spesa militare al 5% del Pil entro il 2035, quasi raddoppiando l’attuale target del 2% in vigore dal 2014.
La decisione, fortemente voluta dal presidente americano Donald Trump, sarà ufficializzata il 25 durante la sessione plenaria che vedrà partecipare i leader dei 32 paesi dell’alleanza atlantica, compreso lo stesso Trump, e di diversi paesi partner. Non tutti i paesi membri sono però favorevoli all’aumento: la Spagna, dopo una serrata contrattazione con il Segretario generale dell’alleanza atlantica Mark Rutte, ha ottenuto una deroga speciale che le consente di rimanere esclusa dall’impegno finanziario.
Dalle pressioni di Trump alla nuova formula del 5%
La richiesta di aumentare drasticamente la spesa militare europea è sempre stata una priorità di Donald Trump fin dal suo primo mandato presidenziale. Il presidente americano considera infatti insufficiente il contributo del Vecchio continente alla sicurezza comune, dato che gli Stati Uniti contribuiscono per circa il 68% della spesa militare totale Nato. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio aveva anticipato già a maggio che tutti i membri avrebbero concordato sull’obiettivo di un aumento della spesa militare della Nato al 5% e così è stato.
Ma non è stato così semplice arrivarci. Per mediare tra le richieste americane e le resistenze europee, Rutte ha proposto una formula bipartita che divide il 5% in due categorie distinte. Il 3,5% del Pil dovrà essere destinato alle spese militari tradizionali come armamenti, truppe e equipaggiamenti, mentre l’1,5% restante sarà investito in sicurezza allargata che include cybersicurezza, infrastrutture critiche e mobilità militare. Questa distinzione è una novità assoluta rispetto alla definizione Nato in vigore dal 1950, che considerava esclusivamente le spese per le forze armate e gli equipaggiamenti bellici.
L’attuale obiettivo del 2%, che sarà superato dal nuovo accordo, fu stabilito nel 2014 durante un vertice in Galles, in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia. Secondo i dati ufficiali Nato, nel 2014 tre paesi rispettavano questo obiettivo, mentre nel 2024 ventitré membri hanno raggiunto o superato la soglia. I paesi europei dell’alleanza e il Canada hanno aumentato collettivamente i loro investimenti nella difesa dall’1,43% del Pil nel 2014 al 2,02% nel 2024. La tempistica per il nuovo obiettivo prevede il raggiungimento del 5% entro il 2035, con una revisione intermedia programmata per il 2029 e una scadenza posticipata rispetto al 2032 inizialmente proposto da Rutte.
La crisi spagnola e la diplomazia dell’ultimo minuto
Come detto, il percorso verso l’accordo è stato travagliato, ed ha rischiato di deragliare a causa delle resistenze spagnole emerse proprio negli ultimi giorni prima del vertice. Giovedì il Primo Ministro Pedro Sánchez aveva inviato una lettera al Segretario generale Rutte definendo “irragionevole e controproducente” l’obiettivo del 5%, sostenendo che Madrid può rispettare tutti i suoi impegni Nato spendendo appena il 2,1% del Pil. Secondo il documento visionato dall’Associated Press, Sánchez aveva chiesto una “formula più flessibile” che rendesse l’obiettivo opzionale o escludesse completamente la Spagna dalla sua applicazione.