Gli occhi di Perseverance, il rover della Nasa deputato all’esplorazione del pianeta rosso, hanno osservato per la prima volta un’aurora verde su Marte. Fino ad oggi, tutte le osservazioni delle aurore su Marte erano state effettuate alle lunghezze d’onda dell’ultravioletto, questa è la prima mai osservata nello spettro visibile, e anche la prima ad essere stata fotografata dalla superficie di un pianeta che non sia la Terra. I dettagli dell’osservazione sono stati descritti in uno studio appena pubblicato su Science Advances.
Come si formano le aurore
“Questa entusiasmante scoperta apre nuove possibilità di ricerca sulle aurore e conferma che le aurore potrebbero essere visibili ai futuri astronauti sulla superficie di Marte”, racconta Elise Knutsen, ricercatrice presso l’Università di Oslo (Norvegia) e prima autrice dello studio.
Le aurore sono solitamente dovute all’interazione di particelle espulse dal Sole con le particelle che costituiscono l’atmosfera di un determinato pianeta. Le particelle solari (o in generale extraplanetarie) vengono guidate, per così dire, dal campo magnetico globale del pianeta in questione verso i suoi poli, dove si scontrano con i gas atmosferici ed emettono luce a una determinata lunghezza d’onda.
Per quanto riguarda la Terra, il colore più comune è il verde ed è dovuto all’eccitazione di atomi di ossigeno che emettono poi a una lunghezza d’onda di 557,7 nanometri.
Catturare l’aurora verde su Marte
Ora, su Marte le cose funzionano un po’ diversamente, dato che non ha un campo magnetico globale come la Terra, ma ne ha uno più debole e discontinuo. Per questo motivo le aurore che si formano sul pianeta rosso sono diverse da quelle terrestri.
Fino ad oggi, lo spacecraft Maven della Nasa aveva rilevato aurore nello spettro ultravioletto e dall’orbita, mai dalla superficie di Marte. Da diverso tempo, però, gli scienziati sospettavano che in qualche modo le aurore verdi potessero formarsi anche su questo pianeta.
Per investigare questa possibilità, Knutsen e colleghi hanno calcolato l’angolo ottimale con cui orientare gli strumenti caricati a bordo del rover Perseverance, e in particolare lo spettrometro SuperCam e la fotocamera Mastcam-Z, per rilevare eventuali aurore nello spettro visibile. Dopodiché è stata “solo” questione di aspettare il picco del ciclo solare, quando si producono i maggiori brillamenti solari e le cosiddette espulsioni di massa coronale, e aumenta la probabilità che le particelle solari arrivino ad interagire con le atmosfere dei pianeti che ruotano attorno al Sole.
Un lavoro di squadra
L’evento desiderato si è verificato il 15 marzo 2024 e pochi giorni dopo Perseverance si è trovato nel posto giusto e al momento giusto per riprendere lo spettacolo. Il 18 marzo, infatti, si è verificata un’aurora quasi uniforme in tutto il cielo che sovrasta Marte, spiegano dalla Nasa, con emissioni alla lunghezza d’onda di 557,7 nanometri. Ulteriori conferme sono poi arrivate dagli strumenti caricati a bordo di Maven e dai dati della missione Mars Express dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea).
“Questo è stato un fantastico esempio di coordinamento tra missioni – conclude Shannon Curry, ricercatore principale della missione Maven e scienziato presso il Laboratory for Atmospheric and Space Physics dell’Università del Colorado Boulder (Stati Uniti) – Abbiamo lavorato tutti insieme rapidamente per facilitare questa osservazione e siamo entusiasti di aver finalmente dato una sbirciatina a ciò che gli astronauti potranno vedere un giorno”.