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Ci era capitato in passato di parlare di Leapmotor sulle nostre pagine. Mostrandovi la piccola T03, con tanta tecnologia a bordo, ma prezzo basso, o per la ben pi appariscente C01, dotata di batteria cell-to-chassis, tra le prime al mondo.
Tutte vetture che abbiamo ritrovato in questi giorni presso lo stand Leapmotor all’IAA Mobility di Monaco, dove la casa cinese ha scelto in buona sostanza di presentarsi ufficialmente all’Europa, ed in generale al mercato globale.
Il nome di Leapmotor diventer con buona probabilit molto pi conosciuto nei prossimi anni, in quanto si tratta di un’azienda con capacit produttiva e progettuale ampissima. E non a caso proprio da Monaco di Baviera ha illustrato le varie tecnologie sviluppate, che convergono nella nuova piattaforma Leap 3.0, che ha richiesto ben 8 anni di ricerca.
Per dare concretezza a queste innovazioni, abbiamo scoperto per la prima volta C10, la prima auto elettrica di Leapmotor pensata per il mercato globale, come spiega Zhu Jiangming, Fondatore, Presidente e CEO di Leapmotor: “La strategia di globalizzazione di Leapmotor riguarda l’internazionalizzazione tanto dei prodotti quanto della tecnologia. Nel corso di 8 anni di attivit di sviluppo interna della componentistica, Leapmotor riuscita a innovare la propria architettura da LEAP1.0 a LEAP3.0. Il modello C10 il primo prodotto destinato al mercato globale a sfruttare l’architettura LEAP3.0 e tutti i prodotti Leapmotor che lo seguiranno saranno progettati e sviluppati con un approccio globale e nel rispetto di standard globali. Nei prossimi 2 anni, Leapmotor presenter 5 prodotti pensati per il pubblico internazionale in Europa, Asia Pacifico, Medio Oriente, Americhe e altre regioni, offrendo esperienze di mobilit intelligenti ai consumatori di autoveicoli di tutto il mondo“.
Una importante dichiarazioni di intenti dunque, di cui la C10 la capostipite. Con batteria cell-to-chassis, ovvero con le celle direttamente integrate nel telaio, e non pi in un corpo esterno, motori sviluppati internamente, e tecnologia di bordo che fa affidamento sui pi importanti partner del settore, come NVIDIA, Qualcomm, ZF e altri ancora. La piattaforma Leap 3.0 offre anche ADAS di livello avanzato, che possono contare su 30 sensori ad alte prestazioni, tra cui sensori LiDAR (lo vediamo sul tettuccio della C10) e una telecamera HD da 8 milioni di pixel. Il tutto guidato dal system-on-a-chip (SoC) NVIDIA DRIVE Orin, che fornisce 254 TOPS di capacit di elaborazione.
Non sappiamo ancora esattamente cosa arriver in Europa e in Italia dei prodotti Leapmotor, ma il CEO ha lasciato intendere che l’azienda cercher anche collaborazioni con altri marchi, per fornire la propria tecnologia. Nel nostro video potete vedere un primo contatto con la C10 e con le altre vetture in gamma, caratterizzate da design notevole e interni curatissimi:
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Per quanti pianeti, buchi neri e altri oggetti “misteriosi” continuiamo a individuare nel Spazio, altrettanti ne restano da scoprire. Il prossimo potrebbe essere nel nostro Sistema solare, un pianeta con una massa di poco superiore a quella della Terra e che, stando ai modelli ottenuti attraverso uno studio recentemente pubblicato su The Astronomical Journal, potrebbe nascondersi nella cosiddetta fascia di Kuiper. Il condizionale è d’obbligo, visto che si tratta al momento di simulazioni e non ancora di osservazioni dirette. Simulazioni che, comunque, nascono proprio nell’intento di dare una spiegazione ad alcune “anomalie” rilevate in questa zona dello Spazio e non ancora chiarite. Vediamo di che cosa si tratta.
I trans-Neptunian objects
“Le orbite dei trans-Neptunian objects (Tnos) – si legge nelle prime righe della pubblicazione – possono indicare l’esistenza di un pianeta non ancora scoperto nella regione esterna del Sistema Solare”. Ma che cosa sono i Tnos? Si tratta di corpi costituiti da roccia e ghiaccio che orbitano attorno al Sole all’interno della fascia di Kuiper, ossia in quella regione del Sistema Solare che si estende oltre l’orbita di Nettuno. La fascia di Kuiper prende il nome dell’astronomo olandese Gerard Kuiper, che fu il primo a ipotizzare che in questa zona potessero aver avuto origine alcune comete.
I Tnos altro non sono che i resti della formazione dei pianeti che attualmente si trovano nella regione esterna del Sistema Solare. In generale non sono facili da individuare perché si muovono molto lentamente. Questi oggetti, prosegue l’articolo, “possono rivelare importanti informazioni riguardo alla formazione e all’evoluzione dinamica dei pianeti giganti, come il loro comportamento migratorio e le proprietà fondamentali del disco protoplanetario [struttura costituita da gas e polveri che orbita attorno a una stella, e all’interno della quale si formano dei sistemi planetari, nda] dal quale hanno avuto origine”.
La scoperta del primo Tno risale al 1992, e di questa classe di oggetti fanno parte anche Plutone e Eris, successivamente catalogati come pianeti nani. Fino ad oggi sarebbero stati scoperti più di mille Tnos che hanno consentito agli esperti di fare molti progressi nella comprensione di questa regione dello Spazio. “Tuttavia – scrivono gli autori – non è stato sviluppato un unico modello evolutivo che spieghi l’intera struttura orbitale dei Tnos”. Con il presente studio hanno quindi tentato di creare un modello che fosse coerente con le osservazioni finora raccolte, riassunte in quattro vincoli principali.
Che tipo di pianeta potrebbe essere?
Grazie a dettagliate ed estensive simulazioni, il gruppo di ricerca ha concluso che l’esistenza di un pianeta all’interno di una zona compresa fra le 250 e le 500 unità astronomiche di distanza dal Sole sarebbe compatibile con tutti e quattro i vincoli del modello messo a punto, e costituirebbe quindi una plausibile spiegazione alle proprietà che questa zona dello Spazio presenta. Ma che caratteristiche dovrebbe avere questo misterioso pianeta? Secondo i ricercatori dovrebbe avere una massa da 1.5 a 3 volte quella della Terra e muoversi su un’orbita di inclinazione pari a circa 30 gradi. Di più, al momento, non è dato sapersi: per sapere se queste simulazioni rimarranno tali o si trasformeranno in vere e proprie osservazioni sperimentali dovremo avere ancora un po’ di pazienza.
Netgear ha ampliato la sua gamma di soluzioni di rete introducendo il router professionale PR60X. Un modello progettato per essere a prova di futuro, grazie a due interfacce WAN di tipo 10 GbE.
Netgear PR60X, il router professionale per le connessioni ultraveloci
Nonostante ci siano ancora zone del Paese prive di copertura in fibra, nelle grandi città è ormai facile essere raggiunti da una fibra in grado di raggiungere i 2,5 Gbps di velocità, e si stanno iniziando a diffondere le connessioni a 10 Gbps. Netgear è già pronta con nuovi dispositivi in grado di sfruttarle al meglio.
L’azienda ha recentemente annunciato il router PR60X, che grazie alle doppie porte WAN 10GbE (che supportano il failover) è in grado di supportare un throughput WAN/LAN di ben 18 Gbps. Per raggiungere questo tipo di prestazioni, è dotato di un processore ARM A73 Quad Core 2,2 GHz e di hardware dedicato alla gestione delle interfacce di rete.
Oltre alle due porte WAN, PR60X dispone di tre porte 2,5 GbE, ideali anche per connettere access point Wi-Fi 6, e di una porta LAN 10G in formato SFP+. Supporta fino a 8 segmenti VLAN, così da poter creare più reti virtuali separate logicamente fra loro, ed è in grado di gestire VVPN con fino a 30 tunnel IPSec in contemporanea. Una funzione che tornerà utile per connettere in maniera sicura le filiali o per garantire accesso a chi lavora da remoto.
Trattandosi di un dispositivo pensato per le azienda la sicurezza è una priorità, e PR60X integra un firewall.
Insight 7.0: gestione e assistenza da remoto
PR60X, così come altri dispositivi business di Netgear, supporta la piattaforma di gestione cloud Insight 7.0, che permette di configurare e gestire i dispositivi da remoto. Un vantaggio per i responsabili IT, ma anche un’opportunità per i VAR e i MSP, che potranno installare questo router nelle sedi dei clienti e offrire servizi di gestione da remoto dell’infrastruttura.
PR60X è già disponibile sul mercato a un prezzo di 759.99 euro. Una cifra non bassa, ma che è giustificata dall’elevato livello tecnologico.
“NETGEAR ha reimmaginato la connettività per le aziende con il lancio del router PR60X Pro“, ha dichiarato Iphie Chen, Senior Product Line Manager, SMB Business Unit di Netgear. “La banda larga 10G arriverà in ogni azienda nel prossimo futuro. Le aziende devono essere in grado di supportare queste velocità sul loro router per ottenere il massimo dalla loro connessione a banda larga ad alta velocità. Il nostro team di esperti ha creato PR60X per aiutare le piccole imprese e i VAR che gestiscono le loro reti, utilizzando hardware ad alte prestazioni e dando priorità all’affidabilità della rete, alla riduzione della latenza, alla trasmissione di dati ad alta velocità e alla versatilità. Si combina perfettamente con il nostro portafoglio di Access Point WiFi Pro, Smart Switch e la nostra piattaforma di gestione cloud Insight per una rete aziendale ottimizzata e facile da implementare e gestire“.
