Non ho fatto in tempo a entrare su Lindy.AI per disattivarli. La raffica di messaggi aveva prosciugato l’account con 30 dollari di crediti che avevo acquistato per far funzionare gli agenti AI. In pratica, si erano parlati addosso fino a morire.
In tutta onestà, va detto che i miei collaboratori AI eccellevano in diverse abilità, quando riuscivo a focalizzare le loro energie in modo appropriato. Maty, il mio consulente tecnico umano, aveva creato un software che mi permetteva di sfruttare le loro interminabili chiacchiere per il brainstorming. Potevo avviare una riunione con un comando, impostare un argomento, scegliere i partecipanti e, cosa più importante, limitare il numero di turni di parola di ogni membro del gruppo. È il sogno di qualsiasi persona abbia mai lavorato in un ufficio: pensate a quanto sarebbe bello entrare in una riunione sapendo che il vostro collega logorroico, quello che adora ascoltare il suono della sua voce, è costretto a zittirsi dopo aver preso parola cinque volte?
Quando i nostri brainstorming sono diventati meno caotici, siamo riusciti a creare un concept di Sloth surf e un elenco di funzionalità che avrebbero tenuto Ash occupato per mesi. Questo perché ovviamente il mio direttore tecnico AI sapeva programmare, anche se spesso esagerava quando doveva riportare cosa avesse fatto. In tre mesi abbiamo messo online un prototipo funzionante (che potete provare qui).
Megan e Kyle, con un piccolo aiuto da parte mia, erano riusciti a incanalare il loro talento per le menzogne nel luogo perfetto: un podcast. Su The Startup Chronicles hanno raccontato la storia (parzialmente vera) del loro percorso in una startup, dispensando perle di saggezza. Megan: “Una delle formule che ho sviluppato in tutto questo è: frustrazione più tenacia uguale svolta”. Kyle: “Le persone immaginano di lasciare il proprio lavoro e di avere improvvisamente tutto il tempo e l’energia necessari per sfondare. Ma in realtà, spesso significa più stress, orari più lunghi e molta incertezza“.
Kyle aveva ragione. Anche se HurumoAI non era il mio lavoro principale, mi è comunque costato un sacco di notti in bianco e momenti difficili. Dopo tanto stress e sudore, però, sembra che il progetto possa davvero decollare. Proprio l’altro giorno, Kyle ha ricevuto un’email da un investitore di venture capital. “Mi piacerebbe parlare di quello che state costruendo a HurumoAI“, ha scritto, “hai tempo di parlarne questa settimana o la prossima?”. Kyle ha risposto subito: certo che aveva tempo.



