Anche qui con un aspetto in più: spesso questi biglietti erano legati a pacchetti di viaggio, che comprendevano anche il soggiorno in strutture alberghiere locali (in un periodo che, per motivi di latitudine, è attualmente in bassa stagione). Secondo alcuni dati riportati dal Guardian, le 21 date “aperte” di No Me Quiero Ir de Aquí dovrebbero portare almeno 400mila persone a San Juan, di cui due terzi provenienti fuori dall’isola, con un impatto sull’economia portoricana di circa 200 milioni di dollari e un push al pil nazionale dello 0,15%.
Contro Trump
Fattosi notare nel 2016 con il suo brano Soy Peor, e poi assurto a fama globale soprattutto per il suo mix di generi che vanno dal trap alle sonorità latine tradizionali, passando per la house e il reggaeton, Bad Bunny si è distinto anche per la sua pervicace volontà di ribadire la sua dimensione “altra” rispetto agli altri artisti a stelle e strisce. Si è sempre rifiutato di utilizzare l’inglese in interviste e occasioni promozionali, per esempio, e anche durante l’apparizione speciale a inizio anno al Saturday Night Live, uno dei programmi Usa più seguiti, ha utilizzato quasi solo lo spagnolo.
Di recente ha preso più volte posizione contro le persecuzioni dell’amministrazione Trump contro gli immigrati. Con il suo No Me Quiero Ir de Aquí ha ancora una volta ribadito la sua intenzione di strappare Puerto Rico dalla considerazione marginale e coloniale riservata spesso e volentieri degli Stati Uniti alla sua isola. E anche chi fa migliaia di chilometri per assistere al suo concerto, si trova di fronte a tre ore di celebrazione di orgoglio locale, con tanto di set che richiama la vegetazione e le architetture autoctone, a opera di artigiani del luogo.
In un mondo della musica live attraversato da fenomeni come il dynamic pricing, il secondary ticketing e in generale da polemiche che se la prendono contro prezzi folli, attese infinite e iperproduzione, Bad Bunny ha trovato il modo di trasformare il suo specialissimo tour in un modello di rivendicazione orgogliosamente patriottica.
Dopo la dominazione spagnola, l’isola caraibica di Puerto Rico è stata infatti acquisita dagli Stati Uniti a fine Ottocento, come un territorio non incorporato (dal 1917 i portoricani sono cittadini americani ma non possono per esempio votare alle elezioni federali). Nonostante un referendum popolare nel 2012 abbia sancito la volontà del 61,15% della popolazione isolana di diventare uno Stato federato a tutti gli effetti, la proposta ribadita da un’altra consultazione del 2017 è ancora ferma da allora nei meandri del Congresso di Washington, anche perché molti politici (soprattutto tra i repubblicani) si oppongono a un ingresso a tutti gli effetti. Bad Bunny, per una volta, ha ribaltato i pesi e messo la sua isola al centro.